Con il termine resilienza si indica la proprietà di un materiale di resistere agli urti senza spezzarsi. Per trasposizione, in psicologia e sociologia, resilienza intende la capacità di un individuo di far fronte a eventi negativi e traumatici e di riorganizzare positivamente la propria vita di fronte alle difficoltà, resistendo con successo alle situazioni avverse e imparando a sviluppare competenze dalle situazioni avverse e rafforzando la fiducia in se stessi e nel proprio agire.
In pratica, le persone resilienti sono quelle che, immerse in circostanze avverse, nonostante tutto (e talvolta contro ogni previsione), riescono a fronteggiare efficacemente le contrarietà, dando nuovo slancio alla propria esistenza, raggiungendo perfino mete importanti. Questo è solitamente frutto di risultati ottenuti sia all’interno dell’organizzazione aziendale (nei rapporti con supervisori, collaboratori, clienti e fornitori) sia all’esterno (come per esempio in famiglia). E in un momento di incertezza economica come quello attuale, saper essere reattivi, emotivamente stabili ed equilibrati è un grande vantaggio sia sul piano professionale sia su quello personale.
In azienda, a tutti i manager sono richieste prestazioni sempre di più alto livello, ma spesso le persone non sono “allenate” a far fronte allo stress: non dispongono degli strumenti necessari a utilizzare le risorse migliori anche in momenti di grande pressione e quindi non riescono a mantenere la propria efficacia operativa e nel contempo un ottimale equilibrio psico-fisico. Il risultato è che non si mostrano stabili, energeticamente adattabili ed equilibrati. Il suo ruolo espone il manager a questo tipo di stress e quindi alla necessità di diventare resiliente quando è sotto pressione o ad accrescere le proprie capacità di resistenza. Ma anche a imparare a generare quelle energie positive necessarie ad alimentare la propria professione e la propria vita privata contagiando e coinvolgendo chi lo circonda.
Sono poche le persone capaci di non farsi sopraffare dall’elevato livello di pressione senza essere vittima di un eccessivo logorio e mantenendo buoni livelli di performance. Un modo per ovviare a questo problema è quello di aumentare il proprio livello di resilienza, ovvero della capacità di trasformare le situazioni logoranti, i cambiamenti i “disastri professionali” in opportunità di crescita e di sviluppo personale.
Il termine hardiness, che sottintende invulnerabilità psicologica e personalità resistente, è un concetto psicologico che fa riferimento alla capacità di contrastare le condizioni di stress ed è quindi strettamente legato al concetto di resilienza. Quest’ultima si impara, come si imparano i comportamenti resilienti e si creano ambienti resilienti. Ma soprattutto la resilienza può essere potenziata e si può imparare a gestire lo stress. Generalmente non c’è una grande consapevolezza circa queste possibilità e solitamente per fronteggiare eventi stressanti si chiede un aiuto terapeutico. Ma non è sempre necessario rivolgersi a un medico, si può imparare ad affrontare lo stress seguendo un percorso formativo, sia individuale sia di gruppo, volto a educare alla resilienza, percorso che porta a potenziare le proprie competenze emozionali e relazionali. Per ottenere i risultati sperati è necessario definire un preciso itinerario di apprendimento, che deve partire da una realistica valutazione del proprio livello di hardiness e quindi di invulnerabilità psicologica e di resistenza della personalità.
Non va dimenticato che la durata della propria vita manageriale può essere pesantemente influenzata dall’hardiness e della capacità di resilienza. E quindi coloro che sono in possesso di elevati livelli invulnerabilità psicologica e di resistenza della personalità riescono più facilmente a influenzare in modo positivo eventi negativi che però si dimostrano determinanti sia in ambito personale sia professionale.