L’illusione del controllo

di Fabrizio Pestarino

28 Settembre 2009 10:30

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Stranamente, con l'aumentare della difficoltà dei compiti che si devono assolvere, il grado di presunzione tende ad aumentare, non a diminuire

Si sarebbe portati a credere il contrario, ma non è così: nel caso di compiti estremamente complicati, la sicurezza di sé raggiunge, in genere, dei picchi estremi. Pur dovendo risolvere un dilemma quasi impossibile da chiarire la maggior parte delle persone sarà convinta di ottenere risultati migliori di quelli che otterrà effettivamente.

Presunzione? Non direi, il tutto ha radici profonde. Bandura, gigante della psicologia cognitiva e professore alla Stanford University e fautore della dimensione dell’autoefficacia riferisce che le aspettative di successo delle persone influenzano gli stati affettivi, motivazione e comportamento. Il senso di autoefficacia si esercita nella “convinzione del controllo” ovvero la nostra idea che abbiamo circa la capacità di ottenere determinati risultati: maggiore è la difficoltà del compito, più grande sarà la nostra auto-ricompensa e il nostro grado di controllo.

Confidiamo a tal punto nelle nostre capacità da credere di poter controllare spesso anche gli eventi casuali attraverso previsioni spesso legate ad una idea o intuizione che non sappiamo giustificare razionalmente. Il senso di controllo e la conseguente confidenza innata nelle proprie chance di successo ha radici biologiche; ben venga il guizzo istintivo che ci muove, da bambini, ai primi passi anche quando tutti intorno ci dicono “stai attento”! non necessariamente ciò che conta è il controllo effettivo, ma la convinzione di possederlo.

Il “credere di potercela fare” porta comunque benefici verso compiti effettivamente e corretamente gestiti che in situazioni in cui manca l’idea vincente, se non altro diminuisce l’impatto fisico dello stress. E quando vi è scarso senso di controllo (interno)? Si rischia di ingenerare una gestione rigida e assoluta della realtà circostante: si cercano alibi in situazioni contingenti che vincolano la decisionalità , si assumono comportamenti poco logici e ci si rifugia in soluzioni spesso “cadute dall’alto” insomma ci si rende conto di affrontare ostacoli in apparenza insormontabili.

La cosa migliore è di riconsiderare i problemi e suddividerli (framing) in piccoli compiti più facili da raggiungere e controllare: più soddisfazione nei risultati e più realizzazione dell’autoefficacia. I risultati sono importanti ma guai a mettere in crisi la nostra illusione di controllo sulla nostra vita.