Secondo recenti studi le professioni possono essere caratterizzate da mansioni, retribuzione, contrattazione e… malattie.
Proprio così, secondo una ricerca condotta al Northon Rivers University Department of Rural Health di Sydney, e pubblicata sull’Australian Medical Journal, ad ammalarsi di più sarebbero gli operai e chi occupa una posizione subalterna, mentre i manager, oltre a godere di un ottimo stipendio potrebbero altresì vantare anche migliori condizioni di salute.
Lo studio si concentra sia su patologie come il cancro, che sulle affezioni cardiovascolari, i disturbi dell’apparato scheletrico e i disagi psichici. Le minori possibilità di ammalarsi del manager rispetto ad un operaio sembrerebbero legate, altre che alla più ampia disponibilità di prendere le ferie, anche alla minore esposizione a sostanze cancerogene e a condizioni di lavoro meno pesanti.
In base al tipo di lavoro si riscontrano poi diverse patologie: se gli addetti alle vendite sono i più esposti al mal di schiena, gli infermieri e coloro che, in generale, svolgono mestieri di aiuto ad altre persone, correrebbero maggiori rischi per ciò che riguarda le patologie cardiovascolari.
I dirigenti sarebbero invece a rischio diabete, ipertensione ed ulcera. Un altro dato interessante è quello legato al ricorso a visite specialistiche. Al top del più consultato c’è l’odontoiatra per tutte le professioni. I dirigenti vanno poi soprattutto dal cardiologo e dall’oculista.
Secondo quanto affermava il compianto professor Paolo Pancheri, uno dei più grandi psichiatri italiani: «L’atteggiamento di fronte al lavoro è fondamentale nel rischio di malattie coronariche come l’infarto. Ci sono quattro fattori pericolosi: innanzitutto l'”urgenza del tempo”, cioè la sensazione di non aver abbastanza spazio per fare tutto e ritrovarsi ogni sera con qualcosa in sospeso. L’incapacità di delegare i compiti; uno stile aggressivo nell’affrontare i problemi e i rapporti con i colleghi. Infine, la competitività spinta. Sono variabili che predispongono all’ipertensione e che possono interessare qualunque persona, anche se ci sono certe attività dove questi atteggiamenti sono più frequenti. Quelle dirigenziali, ma anche le libere professioni: avvocati, giornalisti, agenti di borsa».
Altro discorso invece, per quanto riguarda lo stress. Secondo Mariagrazia Cassitto, psicologa del lavoro: «Lo stress dipende da numerosi fattori. E colpisce, allo stesso modo, il manager come l’operaio. Più della professione, pesa un’inefficiente organizzazione del lavoro, livelli di carriera che non rispondono alle aspettative, conflitti con i colleghi. La resistenza è soggettiva: c’è chi cede dopo una decina d’anni, chi invece sopporta stress notevoli per tutta la vita e va in crisi solo al momento della pensione. Fondamentale, a questo riguardo, è tenere sotto controllo il polso della situazione personale, oltre che quello dell’azienda: comprendere e accettare i propri limiti, e convincersi che la vita non è fatta solo di lavoro».