La felicità è un’arte che si impara vivendo. Vivendo capita anche di essere costretti a sperimentare momenti di estrema infelicità. Ed oggi, in questi anni bui, fondati sull’incertezza e l’instabilità, lo status di persone infelici, alias depresse, interessa una larga fascia di popolazione, manager compresi.
Anzi per quest’ultima categoria professionale l’angoscia ed il timore (spesso fondato) di perdere il posto di lavoro possono portare allo sviluppo di patologie depressive, anche gravi, accompagnate dal rischio di compiere gesti estremi. La cronaca è piena zeppa di episodi suicidari che vedono protagonisti soggetti apparentemente sereni, con una solida famiglia alle spalle, che da un momento all’altro, inspiegabilmente, decidono di farla finita.
Le cause di questi gesti insani, sono, in realtà ben spiegabili e collegate a patologie depressive. Può un dirigente, stretto nella morsa della paura di perdere da un giorno all’altro il posto di lavoro, riuscire a reggere queste sensazioni penose, senza deprimersi? Di solito può riuscirci imparando a non considerare l’evento o la possibilità di un licenziamento, come un fallimento personale, ma come un fattore contingente, provocato da situazioni esterne non facilmente controllabili.
Detto così, sembra tutto facile, in realtà, riuscire a non farsi deprimere dagli eventi negativi della vita, non è così semplice e per riuscire a “guarire” dalla depressione, ma anche da altre sensazioni angosciose come ansia, rabbia, senso di frustrazione e di fallimento, ci si può rivolgere alla psicoterapia, cioè alla terapia che è in grado di curare i mali dell’anima, senza ricorrere agli psicofarmaci. La psicoterapia è effettuata da psichiatri e psicologi. I primi essendo anche medici, possono prescrivere farmaci, i secondi, invece, possono solo applicare tecniche psicologiche che aiutano il soggetto depresso a capire i motivi del suo disagio e ad uscirne facendo leva solo sulle proprie risorse interiori.
Non tutte le psicoterapie ed i terapeuti sono adatti alla cura del singolo soggetto depresso. Ad ogni patologia corrisponde un rimedio efficace, così come ad ogni manager depresso corrisponde una psicoterapia efficace. Le psicoterapie possibili, sono diverse, perché si fondano su principi e scuole di pensiero differenti. Tra le psicoterapie più note esiste la psicoanalisi. Fondata da Sigmund Freud, psichiatra austriaco, fa risalire la cause dei problemi psicologici a conflitti inconsci dell’infanzia. Dura in genere parecchi anni ed è per questo che si è evoluta in psicodinamica breve, cioè una tecnica di analisi dei conflitti inconsci che si basa su sedute in grado di risolvere entro un ragionevole lasso di tempo (circa due anni) il problema psicologico del soggetto.
Tra le psicoterapie di nuova generazione ed a breve durata troviamo anche la cognitivo comportamentale. Questa tecnica non focalizza l’attenzione sul passato del soggetto, ma sui malesseri che il soggetto esprime nel suo presente. Attraverso accorgimenti cognitivi, cioè di comprensione dei sintomi psichici manifestati dal paziente, il terapeuta guida il soggetto verso comportamenti più sani e ragionevoli che servono a neutralizzare le convinzioni errate ed i comportamenti disfunzionali, in modo da liberarlo dai malesseri, cioè dai sintomi.
Tra le psicoterapie di breve durata troviamo anche la sistemico relazionale che considera il soggetto come portatore di un ruolo distorto ereditato da condizioni ed emozioni psichicamente nocive, maturate all’interno della sua sfera relazionale (lavoro, famiglia, coppia). Farsi aiutare in momenti difficili è utile, ma anche importante, per evitare di inseguire percorsi distruttivi, dalle conseguenze, talvolta, irreparabili.