Che cosa dire durante un colloquio di lavoro? Quali parole usare per fare breccia negli interlocutori? Molto spesso quei pochi minuti di “intervista” con dei selezionatori o dei cacciatori di teste si rivelano essenziali per il proprio futuro. E così, 3 esperti di questo settore – che di candidati ne hanno visti a centinaia se non migliaia – hanno provato a stilare un decalogo di cosa da fare o da non fare e di comportamenti da tenere in fase di colloquio.
Gli esperti – Corinne Mills, managing director di Personal Career Management, Richard Nott, direttore del portale CWJobs.co.uk, e Nik Pratap di Hays Senior Finance – sono stati intervistati loro stessi dal quotidiano britannico The Guardian.
Corinne Mills, ricorda per esempio di quando chiese a un uomo venuto a fare un colloquio il motivo per cui cercava lavoro e questi rispose “perché mia mamma pensava che fosse una buona idea”. Un altro invece spiegò che la motivazione che lo spingeva a presentarsi era che “così posso pagare l’affitto mentre cerco un lavoro che voglio realmente fare”. Richard Nott ritiene invece che davanti a un selezionatore bisognerebbe evitare di parlare di politica o di religione.
In ogni caso, ecco il decalogo di cose da non dire:
1 – “Chiedo scusa del ritardo“. Va da sé che la puntualità è un elemento chiave. E chi vuole assumere qualcuno, non vorrebbe mai uno che ogni giorno fa tardi in ufficio.
2 – “Quanti sono i giorni di ferie e quelli di malattia che mi spettano?“. Non è una cosa da farsi mostrare di programmare le proprie assenze dall’ufficio ancor prima di essere assunti.
3 – “Rispondo solo a questa telefonata“. Molti candidati pensano che sia ok rispondere alle chiamate o mandare o ricevere sms. Invece non lo è per niente.
4 – Alla domanda “Dove ti vedi tra cinque anni?”, non bisogna mai rispondere: “A fare il suo lavoro.” Anche se si tratta di una risopsta genuina e sincera, Richard Nott dice che candidati dovrebbero “cercare di costruire una risposta attorno all’esperienza che vorrebbero aver acquisito e attorno al livello di responsabilità che gli piacerebbe avere, piuttosto che minacciare la posizione del selezionatore”.
5 – “Il mio precedente datore di lavoro mi ha fatto morire”. Non importa quanto le mansioni svolte in precedenza possano essere state poco stimolanti: “Parlare male di un precedente capo – dice Pratap – è poco professionale e porta a riflettere su che tipo di persona sia il candidato”. Senza contare che spesso i nuovi datori di lavoro contattano gli ex capi alla ricerca di informazioni supplementari. Pertanto è meglio non rompere bruscamenti ponti con il vecchio ufficio.
6) “Producete computer? Pensavo che faceste mazze da cricket”. Non prendere informazioni precise sull’azienda per la quale ci si è candidati è un errore da non compiere. “E non basta nemmeno dire che si è guardato il sito internet della società, perché chi vi fa il colloquio si aspetta che conosciate molte più informazioni”.
7) “Accidentaccio”. Non usate mai brutte parole durante il colloquio anche se è il selezionatore a farlo: mantenete sempre un aplomb professionale.
8) “Sono diventato un esperto di cloud e di Bsp”. Quando si parla è preferibile non utilizzare parole troppo tecniche, ritenendo che anche l’interlocutore ne sia a conoscenza. Meglio usare termini semplici e chiare, per evitare ogni malinteso.
9) “Devo proprio indossare quella divisa?” Qualsiasi critica sull’eventuale uniforme da indossare al lavoro farà cadere le vostre quotazioni, anche perché è molto probabile che lo stess ointervistatore abbia dovuto indossarla in passato e che non si sia divertito a farlo visto il colore fluorescente e sgargiante.
10) Alla domanda, “Qual è la cosa migliore che si aspetta da questa posizione lavorativa?” non bisogna mai rispondere indicando queste cose: lo stipendio, i benefit, la pausa pranzo, i miei colleghi o le vacanze.