Viaggiare per lavoro stanca. E non solo per le sveglie a ore antelucane o per i lunghi spostamenti a bordo di aerei, treni o taxi bloccati nel traffico. Una ricerca effettuata da Carlson Wagonlit Travel (azienda specializzata nella gestione dei viaggi d’affari) tra circa 6mila business traveller di vari Paesi appartenenti a 9 grandi aziende ha registrato che se il fisico regge tutto sommato bene a questo spostamenti, è la mente che risulta stressata.
Già, perché secondo le interviste effettuate tra i principali fattori dello stress c’è la perdita di tempo, gli eventi imprevisti (come la perdita del proprio bagaglio) e l’interruzione della routine quotidiana, che magari per alcuni può invece essere fonte di entusiasmo.
Ai partecipanti all’indagine è stato chiesto di valutare il livello di stress generato da 33 fattori che si possono verificare nelle diverse fasi di una trasferta (dalla prenotazione al trasferimento, dal soggiorno in hotel alla compilazione della nota spese). In particolare, i fattori più stressanti per i viaggiatori d’affari risultano essere la perdita dei bagagli o i ritardi nella loro consegna, l’assenza di una connessione internet, l’utilizzo della classe economy sui voli a lungo raggio e i ritardi nei voli.
Lo studio di CWT mette in risalto che esistono diversi livelli di percezione delle fonti di stress in base a diversi fattori collegati con l’età, il sesso, la posizione in azienda o la provenienza di chi viaggia:
– Lo stress è direttamente correlato all’età dei viaggiatori e alla frequenza delle trasferte
– Le donne mostrano livelli di stress più elevati rispetto agli uomini
– Di fronte a una lingua che non conoscono, i viaggiatori d’affari residenti in Nord America rivelano livelli di stress maggiori rispetto a quelli provenienti da Europa o Asia
– Per i senior executive lo stress è più elevato rispetto ai viaggiatori di altre categorie aziendali
“I risultati della ricerca – ha commentato Vincent Lebunetel, Head of CWT Solutions Group per Europa, Medio Oriente e Africa – verranno utilizzati per valutare l’impatto dello stress connesso alle trasferte di lavoro sui livelli di produttività di un’organizzazione. Quantificando i fattori di stress e i relativi costi, potremo supportare al meglio le aziende nell’ottimizzazione della travel policy. Ad esempio, prendere in considerazione all’interno delle politiche di viaggio elementi come la frequenza delle trasferte o l’età dei viaggiatori può migliorare il benessere dei business traveler e offrire nel contempo vantaggi alle aziende stesse”.