“I soldi non fan felici ma fan contenti” diceva un antico proverbio. E anche se tutti vorrebbero avere in tasca qualche spicciolo in più, non è detto che la ricchezza che uno possiede renda automaticamente sereni e col sorriso sulle labbra. Però aiuta a esserlo.
Da che cosa è data la felicità? A dirlo è uno studio pubblicato sul sito dell’associazione americana degli psicologi ed effettuato su 806mila persone di 135 Paesi del mondo, che ha visto che tale sentimento è dato da diversi fattori come l’ottimismo, la ricchezza e il patrimonio personale.
Lo studio ha evidenziato anche che il fatto di vivere in un Paese cosiddetto ricco non è fonte di serenità ma lo è solo quello che ciascuno ha in tasca e, preferibilmente, può spendere per trarne un giovamento personale a sé o alla famiglia o alle persone care. Sembra dunque smentita un’altra teoria risalente al 1974, secondo cui se il reddito aumenta la felicità cresce proporzionalmente per un po’, per poi diminuire nuovamente in maniera inversa rispetto all’incremento del conto in banca.
=> LEGGI In Italia sono in calo i milionari
“Abbiamo scoperto che aumenti di stipendio portano felicità, purché le persone siano ottimiste, non abbiano desideri irrealizzabili ma obiettivi raggiungibili, anche se materiali. E che tali desideri non cerscano più di quanto cresca il reddito” ha detto Edward Diener, professore all’Università dell’Illinois e curatore dello studio. In particolare sono state rilevate 3 cose: incrementi di salario sono stati associati a miglioramenti nello stile di vita e da sentimenti più positivi; il boom di PIL procapite o la fine di una crisi economica sono meno importanti del reddito effettivo personale; l’aumento del benessere e della felicità sono collegati con l’acquisto di beni materiali, come un televisore nuovo o l’accesso a internet veloce. Tutto ciò, però, dev’essere collegato con l’ottimismo e la soddisfazione delle proprie finanze, che spesso – ma non sempre – aumenta per ogni euro in più che entra nel portafoglio.
=> LEGGI Nel mondo crescono ricchezza privata e disuguaglianze
Come è stato condotto lo studio? I ricercatori – tramite un istituto di ricerca – hanno intervistato persone via telefono e per la strada, chiedendo loro di numerare da 1 a 10 il loro grado di felicità correlato con emozioni avute il giorno precedente. In seguito, è stato valutato il PIL pro capite del Paese di residenza e il reddito annuale medio di ognuno. Per misurare il livello di ricchezza personale di ogni individuo è stato domandato se avessero abbastanza soldi per mangiare, per vivere in una casa più o meno bella, se possedevano una tv al plasma e una connessione internet broadband. Domanda chiave: come percepivano il futuro e come valutavano il proprio standard di vita.