Credere nelle capacità e nell’esperienza dei membri del proprio team può rivelarsi fondamentale a livello strategico, quando si vogliano avere al fianco impiegati in grado di svolgere il lavoro prestando attenzione alla qualità e che siano soddisfatti del loro posto. Un piccolo passo indietro del manager, quindi, unito alla capacità di saper descrivere con precisione l’obiettivo che si intende raggiungere, può rivelarsi un toccasana per l’ambiente di lavoro e per il business stesso.
A confidare in questa scelta Jordan Cohen, direttore del PA Consulting Group’s knowledge worker productivity practice, che sottolinea anche come il supporto a questa teoria venga dalla ricerca scientifica. Amy Arnsten, un professore di neuroscienze presso la Yale University, ha infatti studiato l’importanza di sentirsi sotto il controllo di qualcun altro. E la sua conclusione è che quando le attività sono dettate da qualcuno, il centro di risposta emozionale del cervello di colui che dovrà agire possa effettivamente conoscere una diminuzione della funzionalità cognitiva. Cosa che inciderà di certo anche sulla produttività.
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Ciò che il team leader talvolta sottovaluta, continua Cohen, è di avere di fronte professionisti qualificati e con esperienza. Al leader spetta di indicare la direzione, non tanto di seguire maniacalmente tutte le fasi di sviluppo del progetto con il rischio di frustrare l’autonomia dei collaboratori. L’esperienza pratica e quella scientifica dicono di fare attenzione a non innescare un effetto boomerang, tanto che con ogni probabilità i risultati più soddisfacenti arriveranno dal manager capace di proteggere l’autonomia del lavoratore e di fornire indicazioni di alto livello.