Quando il colloquio è bizzarro

di Anna Fabi

Pubblicato 29 Giugno 2013
Aggiornato 18 Febbraio 2020 15:09

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Una tecnica in voga durante i colloqui di lavoro è quella di fare domande apparentemente assurde.

“Quante palline da golf possono essere caricare su uno scuolabus?” Oppure: “Quante mucche ci sono in Canada?” No, non siamo impazziti, e neppure nel bel mezzo di una puntata di un quiz televisivo, ma di un colloquio di lavoro. Si perché sempre più spesso la selezione del migliore dei candidati passa anche attraverso domande apparentemente senza senso, né risposta possibile, che invece svelano lati altrimenti difficili da scandagliare per un recruiter.

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Tanto che la comunità di Glassdoor ha addirittura stilato una classifica delle domande più assurde ascoltate durante i colloqui di lavoro, con la domanda “Se si dovesse sbarazzare di uno Stato degli Stati Uniti, quale sarebbe e perché?”che è risultata in assoluto la più strana e si è presa il gradino più alto del podio. Una “moda”, quella della domanda dai toni surreali, che ha attecchito al di là dell’Oceano, ma che inizia a lasciare qualche traccia di sé anche nel nostro paese.

Ma che cosa si aspetta un selezionatore dal candidato al quale sia rivolta una domanda così fuori dagli schemi? Sicuramente può essere un buon modo per testare la capacità di fornire soluzioni in momenti di stress, ma può anche fare luce sulla fantasia del soggetto, segnale di sicura intelligenza. Il carattere infatti, come spesso abbiamo sottolineato, si sta via via affermando come una delle qualità del buon collaboratore, al quale non è più solo richiesto di eseguire determinati ordini, quanto piuttosto di tirare fuori la sua creatività personale.