La peggiore forma di mobbing sul lavoro è quella che porta all’isolamento: ci sono studi (UBC – Sauder School of Business Columbia) che ribaltano una teoria molto diffusa sottolineando come i danni causati dalle varie azioni vessatorie in ufficio siano minori di quelli causati dall’ostracismo, dall’essere completamente ignorati da capo e colleghi. Un po’ come nel caso dello straining, ossia il mobbing saltuario.
L’isolamento sociale è dunque una forma di mobbing silenzioso e pericoloso (e non facilmente dimostrabile), che mina il benessere fisico e mentale di chi ne è vittima. I dipendenti “esiliati” all’interno del loro ambiente di lavoro, isolati e letteralmente ignorati sia dai colleghi sia dai datori di lavoro, rischiano di andare incontro non solo a un netto calo dell’attenzione e dell’efficienza ma anche a vari problemi di salute (“feeling excluded is significantly more likely to lead to job dissatisfaction, quitting and health problems”).
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I ricercatori autori dello studio (Jane O’Reilly, Sandra L. Robinson, Jennifer L. Berdahl, Sara Banki), afferente alla University of British Columbia, focalizzano l’attenzione sulla necessità di affrontare anche queste forme meno evidenti di mobbing sul lavoro, meno palesi ma non per questo meno dannose:
Gli sforzi per contrastare il mobbing sono notevoli ma l’abuso non è sempre evidente. Ci sono persone che si sentono vittime nella vita quotidiana, ma la maggior parte delle strategie attuate per affrontare le ingiustizie di questo tipo non sono in grado di dare loro una voce.
L’isolamento si rende ancora più evidente in contesti di lavoro come quello da remoto: gli oggettivi limiti dello smart working, per esempio, possono enfatizzare (ma anche mascherare) forme di isolamento volontario, che altro non sono che manifestazioni di mobbing, perseguibili per legge.