Il manager ideale, le qualità che deve possedere, le linee guida per il boss migliore, sono tutte affermazioni che tendono ad identificare un certo tipo di personalità come quella perfetta per essere manager. Ma in realtà le cose sono molto più complesse e il proprio carattere non è detto che influenzi la qualità del proprio lavoro.
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Perché se è vero che un certo tipo di tratti distintivi aiutano a gestire il lavoro in maniera più semplice è altrettanto vero che il proprio carattere non si può cambiare. Si può imparare dai propri errori ma c’è anche il rischio di ripeterli all’infinito se dipendono proprio da come siamo fatti.
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Una cosa che però bisogna sempre ricordare che il manager è solo un tassello di un’organizzazione più grande e il successo aziendale non può dipendere solo da lui. La cosa può apparire scontata ma invece troppo spesso il manager viene identificato con il risultato dell’azienda stessa solo perché è lui a “metterci la faccia”. Quindi dare estrema importanza al lavoro dirigenziale rischia di confondere le idee. Le aziende sono fatte di tante piccole parti che si incastrano tra di loro.
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Come consiglia John Rice, Professor of Management all’Università di New England, quando si sceglie un dirigente non bisogna cercare un tipologia ben precisa ma guardare alle qualità umane e professionali del candidato e, soprattutto, se il posto che gli si sta offrendo può accordarsi con il proprio modo di essere manager.