Vita privata e lavoro

di Chiara Basciano

31 Luglio 2015 12:00

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Aumenta la richiesta di reperibilità durante le vacanze, ma la vita privata entra in ufficio.

Le tanto attese ferie diventano sempre più un concetto lontano, i lavoratori infatti tendono a non staccare del tutto la spina, rimanendo comunque in contatto con il luogo di lavoro, tramite e-mail e telefono.

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La tendenza che potrebbe apparire agghiacciante a prima vista però non dispiace ai lavoratori, probabilmente perché non piace la sensazione di rimanere tagliati fuori e si sente l’esigenza di rimanere aggiornati. Secondo l’indagine condotta da Randstad Workmonitor, nel corso del secondo trimestre 2015, dal titolo Orario di lavoro e tempo libero: i confini si dissolvono, appare evidente come dare la disponibilità ad essere contattati durante le vacanze non sia un problema.

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Nel dettaglio al 67% dei dipendenti italiani è richiesta disponibilità al di fuori dell’orario d’ufficio. Una percentuale elevata, considerato che nella laboriosa Cina, al primo posto in classifica, la percentuale è dell’89%. In particolare la percentuale appare più elevata rispetto a tre anni fa, come anche il numero di colori i quali non considerano la cosa un problema (il 60% dei lavoratori italiani). Sono soprattutto i più giovani a non lamentarsi della richiesta di reperibilità, nella fascia che va dai 18 ai 44 anni.

L’altro lato della medaglia però dimostra come i lavoratori tendano a mischiare ambito privato e lavoro, risolvendo questioni personali durante l’orario di ufficio, con una percentuale del 57%, un valore in crescita del 24% rispetto al 2013. Aumenta anche il numero degli utilizzatori dei propri dispositivi personali durante il lavoro, arrivando al 55% dei casi.

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Marco Ceresa, Amministratore delegato di Randstad Italia spiega «La ricerca mostra come si stiano dissolvendo confini socialmente condivisi del mondo del lavoro, rendendo spesso indistinguibile tempo e luogo di lavoro da quelli della vita privata. Una trasformazione radicale e estremamente rapida, resa possibile dalle nuove tecnologie, che può costituire un’opportunità di maggiore produttività e raggiungimento degli obiettivi professionali. Ma che deve essere governata attraverso un’adeguata organizzazione del lavoro per evitarne effetti patologici sulla salute delle persone».