Da quando si viene al mondo i pregiudizi fanno parte della vita di tutti noi, troppo bassi o troppo alti, troppo magri o troppo grassi, “piccole” discriminazioni che iniziano già dalla prima infanzia. Il problema già di per sé molto grave non cessa però con l’avanzamento di età, al contrario degli elementi di discriminazione che possono addirittura aumentare.
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Il pregiudizio è un fenomeno molto presente nel mondo del lavoro, molte le “categorie” non preferite da aziende e selezionatori e di conseguenze molte le vittime di questi pregiudizi. Pregiudizi che con gli anni non fanno che aumentare invece di diminuire, vanno a colpire diverse caratteristiche che possono essere presenti in un individuo, che sia per il sesso, per l’età, per la cultura, per l’orientamento sessuale, per l’aspetto fisico e per milioni di altre cose. Spesso presentarsi ad un colloquio di lavoro diventa quasi un concorso per chi è il più perfetto, una perfezione che non riguarda le capacità collegata al lavoro, ricerca più ovvia, ma riguarda una perfezione fisica e apparente.
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Molte le battaglie che in qualche modo sono riuscite ad abbattere parte del problema, ma che allo stesso tempo non riescono ad essere così forti da togliere del tutto tale problema. Il pregiudizio non danneggia solo lo stato emotivo di una persona, ma va anche ad eliminarlo automaticamente da una possibilità di carriera o di assunzione, elemento che può destabilizzare e rovinare la vita di un individuo. I pregiudizi come già detto vanno a colpire diverse sfaccettature della vita di una persona, tra queste ad esempio, ancora oggi, si trova il sesso. Nel 2016 ci sono ancora moltissime differenze tra uomini e donne, sul lavoro essere donna, significa uno stipendio più basso, minore considerazione e molto più tempo per ottenere rispetto e considerazione. Per non parlare delle problematiche presenti in fase di colloquio ed assunzione.
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Ma se questa discriminazione è più famosa, purtroppo, ci sono altre discriminazioni meno famose ma comunque molto presenti, si parla ad esempio delle malattie come può essere l’epilessia, questioni che non nascono per tutelare il benessere della persona malata, ma al contrario chi soffre di epilessia si trova a dover combattere con pregiudizi e discriminazioni molto forti. Discriminazioni assurde come la paura di contagio, di trasmissione e di pericolosità per la salute degli altri lavoratori. E per finire si trova l’aspetto fisico, più precisamente si parla di tatuaggi e piercieng, una discriminazione più leggera di altre, ma comunque una discriminazione che va a colpire ad oggi moltissime persone. Giocare con il look non è sinonimo di poca serietà o professionalità, ma è una scelta libera che non dovrebbe compromettere in nessun modo una possibile carriera. Tutto ciò soprattutto in un mondo che spesso non bada alla professionalità, ma aspetti molto più superflui, sembra assurdo e poco sensato. Il lavoro ha bisogno di professionalità, capacità e serietà, elementi che non si basano e non possono essere basati su elementi poco inerenti al lavoro.