Rimanere umani

di Chiara Basciano

4 Ottobre 2016 11:00

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Saper guardare il mondo che ci circonda per non disumanizzarsi.

Se si pensa che la divisione per strati sociali sia una cosa superata ci si sbaglia di grosso. Nonostante non ci siano barriere prefissate e sia possibile scalare i diversi strati sociali, rimane sempre, in sottofondo, la sensazione che queste barriere esistano ancora.

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Il manager non deve dimenticarlo. Non deve rimanere nella sua torre d’avorio ma mischiarsi con la gente e capirne difficoltà ed esigenze. Non si tratta di lavorare nel sociale e fare opere di carità ma, semplicemente, di rimanere umani. Il recente film di Ken Loach, Io, Daniel Blake, ce lo ricorda. Quando il protagonista, rimasto senza lavoro, si trova ad un corso per scrivere curicculum il divario tra reale e fittizio è tangibile. Da una parte un uomo in giacca e cravatta che parla di soft skills e dall’altra il mondo reale, con gente che non sa neanche accendere un computer.

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Contribuire a creare questa spaccatura non è certamente onorevole e avere un occhio di riguardo nei confronti di chi rimane escluso dal progresso dovrebbe essere parte integrante della vita aziendale. Progetti a latere sul sociale, rispetto delle diversità, attenzione all’ambiente: ogni manager può scegliere il modo per dare il suo contributo, l’importante è non dimenticarsi del proprio lato umano, ma dargli il valore che si merita. Se siamo solo profitto non siamo niente.