“Le cose possono venire a chi sa aspettare, ma saranno soltanto gli avanzi di chi si è dato da fare” con questa parole Abraham Lincoln sentenziava sul comportamento ideale dell’uomo di successo. I manager possono trarre una grande lezione di vita da queste parole, soprattutto considerato il fatto che la frase originale utilizza il verbo “to hustle” per indicare chi si dà da fare. In inglese il termine ha una sfumatura negativa, hustler è colui che sgomita.
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Ma tutti manager sono un po’ hustler e ciò serve loro per fare carriera. Chi possiede questa caratteristica non ama stare nell’ombra e non teme i riflettori. Questo lo aiuta a intessere relazioni, a creare una rete di persone. Eliminando la valenza negativa infatti l’hustler è capace di mettersi in luce, grazie ad un’innata sfacciataggine.
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Il passo per diventare antipatici e rovinare le relazioni è breve, per questo chi si riconosce in questo tipo di manager deve stare attento a come si muove. Il vero hustler non è un impostore, si impegna davvero in quello che fa ed è sempre, costantemente, focalizzato sui propri obiettivi. Un concetto errato vede nell’hustler una persona di cui non fidarsi ma, anche solo per tornaconto personale, sarà ben disposto verso gli altri e avrà la tendenza a stabilire relazioni durevoli.
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Di solito si tratta di persone che pensano in grande, i cui sogni a volte sembrano irrealizzabili ma che sono capaci di mettere in campo tante e tali cose che alla fine raggiungono il traguardo prefissato. Ciò non significa che non falliscano, ma sanno affrontare la caduta per alzarsi più forti di prima. Capaci di essere visionari, aperti al cambiamento e senza distrazioni, i manager hustler sono testardi e al successo ci arrivano sempre, anche se si tratta di prendere sempre strade nuove.
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