L’impegno e la fedeltà dei dipendenti rappresenta una risorsa di crescita per le aziende, che possono trarre molti benefici dall’Employee Advocacy: secondo un recente studio promosso da LEWIS Global Communications, infatti, i lavoratori hanno spesso una propensione naturale verso questo ruolo di supporto al brand, sebbene raramente possano contare su un programma aziendale finalizzato a tale scopo.
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La ricerca, che ha coinvolto un campione di mille dipendenti, ha individuato tre principali motivi che si celano dietro una politica di Employee Advocacy insufficiente e inefficace.
Se da un lato solo la metà delle aziende interpellate ha dichiarato di aver attivato un programma di Employee Advocacy ben strutturato, dall’altro lato a essere sfruttati poco e male sono i canali social. Il 52% dei dipendenti intervistati (52%) si dichiara disposto a promuovere l’azienda attraverso i contenuti condivisi su blog e social network, ma l’uso di queste risorse virtuali è vietato durante l’orario di lavoro nella metà delle aziende coinvolte nello studio.
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Le aziende, infine, sembrano non riuscire a creare valori condivisi tra i dipendenti.
«Avere dei dipendenti coinvolti e motivati rappresenta un grande vantaggio per qualsiasi brand”, ha affermato Michael Brito, Head of US Digital di LEWIS Global Communications. “Mobilitando i dipendenti alla partecipazione nelle conversazioni aziendali si alimenta la macchina dei contenuti del brand e contemporaneamente si accresce la brand awareness. Ciò nonostante, sulla base di questa ricerca, sembra che le aziende si stiano lasciando scappare questa grande opportunità. La volontà dei dipendenti non manca. Quindi, i brand più reattivi dovrebbero intercettare questa disponibilità e attivare i dipendenti, che possono aiutarli a raggiungere nuovi audience online, a estendere la reach dei contenuti organici e a umanizzare il proprio messaggio.»
Fonte immagine: LEWIS Global Communications