La mentalità da vecchio ufficio, fatta di cartellini da timbrare e ore da accumulare a scaldare la scrivania sta finendo. Non siamo ancora alla sua estinzione ma le aziende e i loro manager hanno capito che ciò che conta davvero sono i risultati. Complice lo smart working l’attenzione del manager nei confronti del lavoratore ha mutato essenza.
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Una maggiore libertà data al dipendente si traduce in fidelizzazione e in una maggiore produttività. Con questo tipo di approccio il lavoro assume un nuovo valore, non è la somma delle ore impiegate a svolgerlo, ma la capacità di svolgerlo. Gli obiettivi chiari e condivisi sono la base di tutto ciò. Il manager deve essere però capace di dare fiducia e di responsabilizzare il lavoratore.
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Grazie ad un rapporto di reciprocità il posto di lavoro non sarà più un luogo di controllo ma un posto in cui realizzare qualcosa. Numerosi studi dimostrano ogni giorno quanto il lavoro agile aiuti a rendere il mondo del lavoro diverso. I manager non possono che abbracciare questo nuovo approccio, altrimenti rischiano di rimanere indietro. Ogni dipendente è diverso, c’è chi ha bisogno di avere dei ritmi sempre uguali, chi invece desidera maggiore libertà, per questo il modello non può e non deve essere fisso, ma evolversi e migliorarsi a seconda di chi ci si trova davanti.
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Se è vero che le aziende capaci di muoversi in un contesto del genere cominciano ad essere un numero cospicuo ancora però il lavoro del futuro non è stato pienamente realizzato, tocca ai manager rendere concreto il cambiamento, consapevoli dei vantaggi che ne deriveranno.
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