L’obiettivo primario del colloquio di lavoro è quello di mettere in luce qualità, competenze e personalità del candidato: saper porre le domande giuste e interpretare correttamente le risposte è fondamentale, tuttavia i responsabili delle risorse umane dovrebbero sempre tenere a mente alcuni limiti precisi.
=> Il colloquio di lavoro svelato
Non tutte le domande sono ammesse durante il colloquio, infatti, tanto che esistono norme e leggi per definire confini precisi che un selezionatore non dovrebbe superare. Secondo una recente indagine condotta a livello internazionale dal servizio di recruiting online TopResume, ad esempio, quattro responsabili HR su cinque ammettono di aver messo a disagio un candidato almeno una volta nel corso della loro carriera, spesso proprio a causa di una carenza di informazioni sugli argomenti considerati off-limits.
A dover essere evitate, ad esempio, sono le domande mirate a reperire informazioni sensibili o super-sensibili considerate potenzialmente lesive della privacy, quesiti volti a indagare sulla sfera privata e sullo stato civile, sull’orientamento sessuale o sul credo religioso, ma anche sull’eventuale appartenenza a un sindacato o a un partito politico. In particolare, non è consentito domandare al candidato le sue intenzioni future riguardo una possibile maternità o paternità.
Facendo riferimento allo Statuto dei lavoratori (Legge 20 maggio 1970, n. 300, articolo 8), ad esempio, è possibile reperire una specifica che impone un divieto preciso relativo alle indagini che precedono l’assunzione:
«È fatto divieto al datore di lavoro, ai fini dell’assunzione, come nel corso dello svolgimento del rapporto di lavoro, di effettuare indagini, anche a mezzo di terzi, sulle opinioni politiche, religiose o sindacali del lavoratore, nonché’ su fatti non rilevanti ai fini della valutazione dell’attitudine professionale del lavoratore.»
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