Il livello di soddisfazione degli italiani riguardo agli stipendi percepiti è decisamente basso e, considerando l’inflazione che non accenna a diminuire, non stupisce apprendere che per i lavoratori attivi sul territorio le retribuzioni non sono adeguate all’aumento del costo della vita.
A fare luce su questo scenario è lo studio Salary Satisfaction 2023 condotto dall’Osservatorio JobPricing in collaborazione con InfoJobs.
Retribuzioni insoddisfacenti
Il grado di soddisfazione medio rispetto al proprio stipendio è pari a 3,8 punti su 10, un valore che scende ulteriormente fino a 2,7 punti per i lavoratori che possono contare solo su una retribuzione fissa. La soddisfazione sale, invece, quando il pacchetto retributivo unisce alla RAL altri elementi tangibili come retribuzione variabile, benefit, welfare e altri premi monetari.
L’effetto guerra e inflazione hanno avuto un peso minore sulla soddisfazione (4,2) rispetto al periodo del Covid (5,1).
Indagando sulle aspettative future, il report evidenzia un generale pessimismo legato all’aumento della retribuzione, tanto che l’indice di fiducia nel 2023 è pari a 3,8 e oltre due lavoratori su tre non si ritengono ottimisti relativamente ai miglioramenti per il prossimo anno.
Stipendi e cambio di lavoro
A impattare maggiormente quando si tratta di scegliere un posto di lavoro è la RAL, che per i lavoratori ha la stessa importanza delle relazioni con i colleghi. Anche le opportunità di sviluppo di carriera rivestono una notevole importanza nella scelta, così come la flessibilità oraria e la formazione. A incidere in misura minore, invece, sono la retribuzione variabile e la presenza di ulteriori benefit non monetari, come viaggi e buoni benzina.
La leva monetaria rappresenta il principale fattore di cambiamento per lavoratori su tre, che oggi sarebbero disposti a iniziare un nuovo percorso professionale in vista di un miglioramento dello stipendio fisso.