Come aprire la tecnologia alle donne

di Chiara Basciano

Pubblicato 26 Agosto 2019
Aggiornato 9 Luglio 2021 15:08

L’IA rischia di tagliare fuori le donne dal mondo del lavoro, occorre correre ai ripari fin da subito.

Uno scenario a tinte fosche quello indicato dal McKinsey Global Institute (MGI) attraverso il report The future of women at work: Transitions in the age of automation.

Se l’introduzione dell’Intelligenza Artificiale nelle aziende potrebbe creare nuovi posti di lavoro, dall’altro lato potrebbe invece farne sparire altrettanti. A farne le spese saranno soprattutto le donne, afferma la ricerca, se non sapranno puntare ad un tipo di formazione diversa.

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Ancora oggi appaiono molto bassi i numeri delle donne nelle facoltà tecnologiche (STEM) e ciò si ripercuote su un mercato del lavoro sempre più maschile.

Non si tratta però solo di scelte individuali ma di favorire la presenza delle donne in ambito tecnologico attraverso piani adeguatamente studiati. Lo smart working per esempio potrebbe essere particolarmente utile per le donne che si occupano di figli o anziani, considerando che le donne nel mondo passano complessivamente 1,1 trilioni di ore l’anno in mansioni di assistenza ai familiari contro 400 miliardi di ore l’anno per gli uomini.

La presenza delle donne in ambito tecnologico risulta particolarmente importante, per mettere in atto processi più creativi e permettere di costruire tecnologie più inclusive.

Altrimenti il divario occupazionale e salariale rischia di diventare sempre più pesante e di non riuscire più a recuperare percentuali ragionevoli.