L’ingresso nel mondo del lavoro può diventare un percorso in discesa se si è in possesso di alcune specifiche soft skill, competenze molto richieste dalle aziende. È l’Osservatorio Statistico dei Consulenti del Lavoro a rendere nota l’analisi dei fabbisogni professionali delle imprese nazionali: il report “I fabbisogni professionali delle imprese. L’analisi della domanda di professioni del futuro: hard e soft skill”, infatti, per la prima volta analizza quali caratteristiche sono ritenute indispensabili dalle imprese in procinto di assumere. La stessa fotografia sottolinea anche quanto incidono questi profili sulla retribuzione dei dipendenti.
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Tra le competenze trasversali più apprezzate compaiono, nelle prime tre posizioni: essere persistenti, riconoscere i problemi e avere la capacità di lavorare in gruppo. Seguono il saper prendere decisioni e risolvere i problemi (26,2%), fornire servizi adeguati ai clienti (23,7%), saper comunicare (22,4%), essere innovativi (21,1%), conoscere una una lingua straniera (5,1%), generalmente l’inglese.
Per quanto riguarda la conquista di un aumento di stipendio, inoltre, secondo i dati l’incremento è pari al 25,1% quando ottenuto grazie al requisito della persistenza, all’8,4% grazie all’abilità di riconoscere problemi e al 6,3% in virtù della capacità di lavorare in gruppo.
Secondo l’Osservatorio, inoltre, la flessione dell’occupazione giovanile tra il 2012 e il 2017 è stata più severa per le professioni tecniche (- 120 mila, pari a -12,1%), gli impiegati (-140 mila, pari a -19,8%), gli artigiani, operai specializzati e agricoltori (-225 mila, pari a -23%).