Tra tutte le metodologie per una migliore gestione del tempo, ce n’è una – semplice ed immediata – che non diventa mai obsoleta: quella suggerita da D.D. Eisenhower.
Un quadrante diviso in quattro sarà utile per suddividere le cose urgenti da fare, quelle da programmare, quelle da delegare e quelle da depennare. Una lista che impone lucidità e visione a lungo termine, costringendo ad agire subito e a scaglionare i compiti fin da subito.
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Negli anni Ottanta impazzava invece la tecnica del pomodoro (da Francesco Cirillo), dal nome del classico timer da cucina: si scandisce il tempo in compiti da svolgere in 25 minuti, con pause di 5. Dopo quattro tempi da 25 è prevista una pausa di 20 minuti per ricaricarsi.
La tecnica GTD (Getting Things Done) è poi un sistema di gestione della produttività e del tempo creato dall’autore di best-seller David Allen. Di fondo, si prende appunti sulle cose da fare per organizzarle in seguito. Si basa soprattutto sull’elaborazione delle idee.
La regola 80/20, invece, indica come l’80% dei risultati derivi dal 20% dell’azione.
The Seven Habits of Highly Effective People, di Stephen Covey, suggerisce un metodo simile a quello Eisenhower, con un diagramma in base alle priorità, un’asse indicante l’urgenza e l’altra indicante l’importanza dei compiti.
Infine, Tony Robbins, con il suo Rapid Planning Method (RPM) spinge chi lo adotta a comprendere gli aspetti chiave del lavoro da svolgere, anche a livello personale, mettendolo nella condizione di chiedersi il perché delle cose. Ciò lo porta non solo ad ottenere risultati tangibili ma anche ad avere uno scopo.