Il 2017 è stato caratterizzato da un lieve calo delle abilitazioni professionali dei laureati in ingegneria, complessivamente il 3% in meno rispetto all’anno precedente, soprattutto a causa della crisi che ha colpito prevalentemente il settore civile.
Questo dato è emerso dal monitoraggio condotto annualmente dal Centro Studi del Consiglio Nazionale Ingegneri, indagine che ha focalizzato l’attenzione anche sul numero in calo dei neoingegneri iscritti all’Albo: significa che chi si laurea preferisce non iscriversi e “parcheggiare” la libera professione.
=> Professione ingegnere: boom di iscrizioni
Analizzando le possibili cause, il rapporto del Centro Studi CNI sottolinea come non sia opportuno puntare il dito contro la difficoltà delle prove d’esame, dato il tasso di successo che si posiziona comunque su valori elevati che superano l’87%. La responsabilità può essere addebitata alla distinzione in settori, che potrebbe aver indotto diverse categorie di laureati in ingegneria a diffidare della reale utilità dell’iscrizione all’Albo professionale.
Sono molti i laureati in ingegneria a ritenere il titolo abilitante un requisito non necessario, tanto che quasi il 60% degli abilitati appartiene al settore civile e ambientale (ambiti che richiedono l’abilitazione come requisito fondamentale per l’esercizio dell’attività professionale).
Il comparto dell’informazione, invece, nel 2017 ha vantato solo il 6,1% del totale degli abilitati.