Essere leader non ha niente a che fare con la propria posizione. Si può esserlo anche in ambiti ristretti e a livelli bassi. A dargli corpo è un’insieme di elementi poco tangibili. Si possono riassumere in determinate caratteristiche attraverso i suggerimenti dei più grandi.
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Secondo Steve Jobs il leader è il visionario, colui che vede l’evoluzione delle cose. Non si tratta per forza di avere un impatto a livello globale, ma anche in contesti ristretti si può essere visionari. Dwight Eisenhower vede il leader come colui che è capace di far fare le cose agli altri facendogli credere che siano loro stessi a volerle fare. Non si tratta di plagiarle o condizionarle, ma di instillare in loro la voglia di cambiamento, il germe della creatività, la capacità di agire in maniera innovativa.18
Gli fa eco Bill Gates che afferma che il leader è quello che dà potere agli altri, che è capace di condividere le idee ed infiammare gli animi. Nelson Mandela sottolinea l’importanza di agire nell’ombra, facendo da guida senza voglia di protagonismo ed uscendo allo scoperto solo in caso di problematiche grosse, mostrando la propria guida sicura.
L’attitudine alla leadership non significa voler comandare, ma avere un’idea chiara e brillante, ed agire in funzione di essa e non per il proprio successo. Per questo il leader viene spesso descritto come altruista, capace di dare valore a chi gli sta intorno, perché agisce per qualcosa di più grande di lui.