Per gli architetti è insostenibile che la domanda di mercato richieda loro di dover svolgere come attività tipo, nell’80% dei casi, pratiche burocratiche dovute allo scenario normativo che interessa l’edilizia. Uno scenario che impone loro di porre in secondo piano la professione vera e propria, potendo svolgere soltanto nel 20% dei casi prestazioni legate alla progettazione.
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Questo concetto è stato evidenziato dall’Ordine degli Architetti di Roma (OAR), nel corso del convegno “La buona burocrazia per una migliore architettura. Sussidiarietà e digitalizzazione. Regolamento edilizio tipo. L’esempio della Regione Lazio”, promosso in collaborazione con il Consiglio Nazionale degli Architetti (CNAPPC). Da quanto emerso:
Non è più rinviabile una riforma radicale delle norme in materia edilizia per restituire dignità ai professionisti e ripristinare la qualità nell’architettura a beneficio di tutti i cittadini.
Quel che manca è un confronto sistematico su alcuni temi fondamentali per il settore edile, aggiornando gli iscritti sull’andamento delle riforme in corso a livello nazionale ma anche in ambito locale, soprattutto per quanto concerne l’unificazione e la semplificazione della normativa edilizia.