Grazie alla direttiva 2005/36/CE le qualifiche conseguite in uno Stato UE consentono di esercitare la professione anche in un altro Stato dell’Unione Europea, favorendo la mobilità dei professionisti. Tra il 1997 e il 2017, tuttavia, sono state circa 660mila le richieste di approvazione per l’esercizio dell’attività professionale in un altro Paese europeo.
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Sono dati resi noti grazie alla pubblicazione del “Rapporto 2018 sulle libere professioni in Italia” stato realizzato dalla Fondazione Osservatorio delle libere professioni di Confprofessioni. Se in Europa il numero di liberi professionisti complessivo è aumentato costantemente negli ultimi anni, l’Italia si colloca tra i 28 Paesi della UE che conta il maggior numero di professionisti, unica nazione a superare il milione di unità (a partire dal 2012).
Per quanto riguarda la mobilità, l’Italia contribuisce per il 6% a livello europeo sebbene non tutte le categorie professionali presentino il medesimo interesse per il lavoro oltre confine: al primo posto compaiono i medici (con poco meno di 12mila domande di trasferimento permanente), seguiti dalle professioni infermieristiche (9mila circa) e dagli insegnanti (3mila circa). Stando al report, inoltre, la meta più frequente dei professionisti italiani è il Regno Unito seguita dalla Svizzera, mentre la penisola rappresenta una destinazione minore collocandosi solo al 9° posto della classifica.