Gli avvocati iscritti alla Cassa forense nel 2016 ammontavano a 240mila. Un professionista del foro su due è donna e, stando ai dati elaborati da AslaWomen (sezione dell’Associazione degli Studi legali associati), la presenza femminile ha subito un incremento costante dal 1981 a oggi, passando dal 7% al 48%, superando perfino la componente maschile in alcune zone del territorio come nel Nord Italia, almeno per quanto riguarda la fascia di età compresa tra 26 e 34 anni.
È sempre AslaWomen a sottolineare, tuttavia, un evidente gap retributivo che penalizza le professioniste, tanto che il reddito medio percepito da queste ultime è pari a poco più del 43% di quello dei colleghi uomini.
Spiega l’avvocata Barbara de Muro, responsabile della sezione AslaWomen di Asla:
l’AslaWomen Index fornisce un’indicazione percentuale del numero delle avvocate che negli studi associati riveste il ruolo di socia. Le professioniste, sebbene rappresentino oggi una componente numericamente importante negli studi legali associati, continuano a essere poco presenti nelle posizioni di vertice: negli ultimi anni il numero di avvocate socie negli studi membri è passato dal 16,9% del 2013 al 24,7% del 2016 e il discrimine più netto si avverte nel passaggio a Equity Partner con solo il 20,40% di avvocate nel 2016.
Per quanto riguarda le iniziative volte a favorire maggiore equità di genere, Asla mette in evidenza come nel 2016 il 53,06% degli studi membri abbia adottato misure concrete di valorizzazione delle differenze.
Il 75,51%, inoltre, ha messo in pratica specifiche politiche di sostegno per favorire la conciliazione dei tempi e il miglioramento della qualità della vita sia privata sia professionale, tra cui la concessione della possibilità di lavorare da casa.