Per stabilire a quali lavoratori subordinati spetti la qualifica di dirigente occorre fare riferimento, innanzitutto, al contratto collettivo nazionale di lavoro applicabile nel rapporto di lavoro. Nella maggior parte dei casi vengono considerati dirigenti coloro che:
- rispondono direttamente all’imprenditore o ad altro dirigente a ciò espressamente delegato;
- svolgono funzioni aziendali di elevato grado di professionalità, con ampia autonomia, discrezionalità e iniziativa e col potere di imprimere direttive a tutta l’impresa o ad una sua parte autonoma.
In genere sono considerati dirigenti, i direttori, i condirettori, gli institori, i procuratori e i capi di importanti uffici. Tuttavia, nella pratica, spesso possono sorgere dubbi sul diritto o meno del dipendente alla qualifica di dirigente. La Corte di Cassazione, con la sentenza n.27464 del 2006, ha stabilito che dirigente è l’alter ego dell’imprenditore, preposto alla direzione dell’intera organizzazione aziendale, ovvero ad una branca o ad un settore autonomo di essa, ed investito di attribuzioni che, per la loro ampiezza e per i poteri di iniziativa e di discrezionalità che comportano, gli consentano di imprimere un indirizzo ed un orientamento al governo complessivo dell’azienda, sia pure nell’osservanza delle direttive programmatiche impartite dal datore di lavoro. In questo modo il dirigente assume una responsabilità ad alto livello. Ci troviamo, in questo caso, di fronte al cosiddetto dirigente apicale.
Sempre secondo la stessa sentenza, l’impiegato con funzioni direttive, anche se preposto ad un singolo ramo di servizio, ufficio o reparto e che svolge la sua attività sotto il controllo dell’imprenditore o di un dirigente, con poteri di iniziativa circoscritti e con corrispondente limitazione di responsabilità, non assume la qualifica di dirigente. In questo caso di parla di pseudo-dirigente.
Di conseguenza, la qualifica dirigenziale sarebbe esclusa in tutti i casi nei quali il lavoratore presta la propria opera con vincolo di subordinazione gerarchica nei confronti di altri dirigenti. Si potrebbe parlare di dirigenti, quindi, solamente se l’attività del dipendente è coordinata con quella di altri dirigenti, ma non subordinata ad essi.
Tuttavia non mancano casi nei quali è stata riconosciuta la qualifica di dirigente anche a chi si trova in una situazione di sottoposizione gerarchica rispetto ad altro dirigente a condizione che egli goda di un’ampia autonomia decisionale anche se circoscritta dal potere direttivo del dirigente di livello superiore. Ciò trova giustificazione, a maggior ragione, nelle imprese di maggiori dimensioni con una struttura organizzativa complessa dove possono essere presenti dirigenti a vari livelli e con una gradazione di compiti.