Gioie e dolori del field manager, il dirigente del personale fuori sede

di Rosalba Mancuso

8 Ottobre 2009 08:00

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Il field manager, moderna evoluzione del team leader, è una figura dirigenziale molto richiesta in seguito al boom delle società di ricerca di mercato, ma la sua carriera resta in bilico

Rappresenta la moderna evoluzione del team leader, responsabile del coordinamento di un gruppo di lavoro aziendale, ma se quest’ultimo si è fatto conoscere nell’ambito delle società di call center, la figura di cui andremo a parlare, ovvero il field manager, trova la sua collocazione ideale in diversi segmenti d’impresa.

Per ottimizzare più efficacemente i processi aziendali, enti pubblici ed aziende private affidano a questo dirigente il coordinamento del personale che svolge mansioni al di fuori della sede fisica dell’ufficio. Insomma il field manager dirige i lavoratori fuori campo, mentre il team leader quelli interni all’azienda. La necessità di questa nuova figura dirigenziale va di pari passo con il crescente bisogno delle imprese di fornire assistenza sul campo ai propri clienti, inviando personale a domicilio per effettuare riparazioni e verifiche.

È il caso delle aziende che lavorano nel settore delle installazioni, ad esempio installazioni di pannelli fotovoltaici, ma anche apparecchi ad alto valore tecnologico o semplici climatizzatori. Il field management, termine ed ambito manageriale, di sicura provenienza anglosassone, si fa strada, dunque, anche in Italia, anche se di field manager si parla poco, specie nei settori di impresa a cui abbiamo appena accennato. 

Il mondo delle professioni made in Italy sta imparando, infatti, a conoscere il field manager, con la crescita delle società di ricerca di mercato, che vengono incaricate dalle aziende committenti di effettuare studi su determinati settori economici, come la rilevazione dei prezzi al consumo. È proprio in questo ambito che il field manager trova la sua collocazione ottimale ed interessanti prospettive di carriera. Può essere un dipendente della società, o più frequentemente, un libero professionista che gestisce e coordina, per conto dell’azienda cliente, la rete di intervistatori sguinzagliati nei punti vendita di determinate zone geografiche al fine di rilevare l’andamento dei prezzi. Il field manager viene spesso incaricato di selezionare anche i membri del team che avranno il compito di lavorare al di fuori delle mura aziendali. La fortuna professionale del field manager però, non sta solo nella crescita esponenziale delle aziende che lo richiedono e nella diversificazione dei suoi compiti, ma anche nelle nuove tecnologie che hanno radicalmente trasformato i metodi di assistenza sul campo forniti dalle imprese.

Connessioni ad alta velocità con chat aziendale,  palmari,  iphone, mini notebook, permettono di gestire il personale fuori sede, come se fosse in ufficio, impartendo ordini e direttive in tempo reale. Ma se ordini e direttive sono proporzionali al numero di apparecchiature tecnologiche che li permettono, per le aziende si è reso necessario affidare tale lavoro di gestione e coordinamento ad un dirigente opportunamente formato e preparato.

Il field manager, comunque, anche se “addestrato” con adeguati corsi, master e formazione universitaria, non ha un profilo riconosciuto a livello normativo ed i dirigenti con tale funzione e qualifica chiedono una certificazione di qualità che attesti e riconosca il valore del loro lavoro, come accade per altri settori ed altre professioni e nel nostro caso, come è previsto anche per gli istituti di ricerca di mercato. Tutto ciò, per garantire, ai liberi professionisti del field management, l’applicazione di un tariffario degno del loro ruolo. Non a tutti capita la fortuna di essere assunti come dipendenti con busta paga standard.

Una certificazione obbligatoria porrebbe fine alla concorrenza selvaggia presente anche nel mercato di questa interessante ed utilissima figura manageriale.