Apple intende essere maggiormente trasparente sui fornitori e ha divulgato la lista dei propri partner commerciali poiché desiderosa di fornire condizioni di lavoro più sicure, rispetto della dignità dei lavoratori e dei processi manifatturieri cosi che si operi nel totale rispetto degli impiegati e dell’ambiente. L’azienda di Cupertino si è iscritta alla The Fair Labor Association ed è la prima azienda tecnologia ad unirsi alla stessa per i diritti del lavoro estero.
L’azienda con a capo Tim Cook vuole pertanto essere in prima fila per monitorare e migliorare le condizioni dei lavoratori all’estero, soprattutto nelle economie emergenti: a seguito dei suicidi negli impianti Foxconn e delle polemiche createsi per via dell’impiego di minorenni nelle catene produttive dei fornitori, Apple si impegna dunque in un’etica del business più consapevole e sottolinea quei progressi che è necessario fare per eliminare lo sfruttamento lavorativo.
Sono 156 i fornitori di Cupertino presenti a livello globale e Apple intende impegnarsi a far rispettare agli stessi “i più alti standard in materia di responsabilità sociale su tutta la catena di produzione”. Annualmente, l’azienda fornirà un rapporto sulle condizioni di lavoro riscontrate tra i propri fornitori.
Attualmente, secondo i dati emerge come sia solo il 38% di tali fornitori a rispettare il codice di condotta redatto da Cupertino, bisognerà pertanto spingere verso un progressivo miglioramento e vigilare sulle condizioni lavorative all’estero, specialmente per quanto riguarda quei Paesi quali Cina, Thailandia e Taiwan, ove non di rado si sente parlare di condizioni che hanno superato da tempo il limite dell’umano.
L’adesione alla Fair Labor Association (FLA)è una decisione che, invece, dovrebbe esser stata presa da Tim Cook, imprenditore da anni a diretto contatto con i fornitori e che di conseguenza conosce bene le condizioni di lavoro nelle fabbriche, spesso ben lontane dall’essere dignitose. Cook, aperto e sensibile circa le questioni della tutela dei lavoratori, avrebbe spinto per aderire alla FLA e ha segnalato come dovrà esser fatto qualcosa in più in futuro dato che nel 2011 «abbiamo scoperto che in 108 impianti non si pagano correttamente gli straordinari e che 93 impianti hanno più del 50% dei dipendenti che lavorano oltre le 60 ore settimanali. Abbiamo anche riscontrato che ci sono stati 5 incidenti che hanno coinvolto minori impiegati nella produzione. Sappiamo che l’orario di lavoro è una cosa complessa, ma possiamo migliorare il nostro sistema di monitoraggio ad un micro-livello. È come innovare nei prodotti: ci si può focalizzare su cose rappresentano un ostacolo o impegnare a superare questi ostacoli. È un percorso che dobbiamo compiere passo a passo».