Banche: Profumo prossimo presidente Mps

di Andrea Barbieri Carones

22 Febbraio 2012 13:00

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Banche: secondo indiscrezioni, alessandro Profumo sarà il prossimo presidente di Mps, succedendo a Giuseppe Mussari; intanto il titolo vola in Borsa.

Da una banca a un’altra, da Unicredit a Mps: Alessandro Profumo, ex CEO dell’istituto di piazza Cordusio a Milano potrebbe presto diventare il nuovo presidente di Monte dei Paschi, prendendo il posto attualmente occupato da Giuseppe Mussari.

Mentre secondo alcuni questa potrebbe solo essere una indiscrezione, per gli addetti ai lavori pare sia una notizia praticamente certa, in attesa solo dell’ufficializzazione. Intanto, sulla scia di queste indiscrezioni, il titolo della banca senese ha avuto un balzo in avanti dell’8,8%, mentre continuano le speculazioni che riguardano anche il futuro assetto delle quote alla luce di quanto ha dichiarato la Fondazione Mps: questa sarebbe sul punto di cedere il 15-16% della partecipazione nell’istituto bancario anche per ripagare parte del debito da 1,1 miliardi che l’ente ha con banche creditrici.

Ed è proprio con questa percentuale che potrebbe entrare il fondo di private equity Clessidra, già partner di Mps in altre operazioni e in vantaggio rispetto alla Equinox di Salvatore Mancuso.

Queste 2 operazioni – la probabile nomina di Alessandro Profumo e la discesa sotto il 50% della fondazione – rappresentano forse una pietra miliare nella banca più antica del mondo: nel primo caso perché il banchiere che presiderà l’azienda non proviene dal management dell’istituto e la seconda perché per la prima volta il Monte dei Paschi avrà un partner “vero”.

Se il titolo ieri e oggi è andato bene lo si deve anche dalla differenza di rendimento dei Btp italiani e dei Bund tedeschi: dato che la banca senese detiene un controvalore di circa 25 miliardi di euro nei nostri titoli di Stato, più si riduce lo spread e più si riduce il defici del capitale che l’Eba – l’autorità bancaria europea – aveva valutato in oltre 3 miliardi di euro, quando però lo spread superava quota 400 contro i 340-350 odierni.