Cambia il lavoro in Italia: più manager, meno impiegati

di Andrea Barbieri Carones

13 Marzo 2012 10:30

logo PMI+ logo PMI+
Uno studio di Bankitalia mostra che in 15 anni è cambiato il mercato del lavoro: aumentano i manager e gli imprenditori, calano impiegati e operai.

Meno operai, meno impiegati, meno artigiani, meno insegnanti e commercianti ma più manager e più opportunità per le attività imprenditoriali di alto profilo. Ecco come è cambiato il mercato del lavoro in Italia dal 1993 al 2009, con il Paese che è passato in mezzo ad almeno 2 crisi economiche e a un mutamento del panorama occupazionale con il boom di internet.

Un profilo della Penisola e del suo mercato del lavoro lo ha fatto Bankitalia con lo studio Cambiamento delle opportunità lavorative, che ha evidenziato aspetti più o meno sorprendenti.

La prima cosa che salta all’occhio è che l’occupazione nelle attività a media qualifica va diminuendo insieme a quella a bassa specializzazione (che spesso viene delocalizzata all’estero) a vantaggio di quelle ad alta qualifica o dirigenziali che hanno visto un aumento medio delle retribuzioni e della domanda.

Andando nel dettaglio, lo studio mostra che “si osserva un netto calo di input di lavoro impegnato in mansioni a media e a bassa qualifica compensato da un aumento di lavoro in quelle più qualificate. Tale tendenza indica che in Italia negli ultimi 15 anni vi è stato un upgrading delle opportunità lavorative, più evidente nella parte medio alta della distribuzione delle qualifiche”.

Ed ecco i numeri, che calcolano il variazione delle ore lavorate in ogi determinata professione. Fatto 100 il totale delle ore lavorate in tutti i settori le “quote di mercato” son le seguenti:

impiegati d’ufficio: -2 punti percentuali pari al 9,8%

artigiani e operai metalmeccanici  specializzati: -2,4 punti pari al 6,5%

professionisti specializzati nelle attività commerciali: -6,2 punti e quota di  mercato del 3,9%

insegnanti: -1,5 punti e quota del 2%

imprenditori, manager, responsabili di piccole imprese: +6,2% e 7,6% totale

professionsiti del settore tecnico: +2,3 punti percentuali fino al 10,1%

professionisti del settore intellettuale: +2,1 punti al 3,9% del totale

ingegneri, architetti e professionisti del settore tecnico e matematico: +1,5 punti, pari al 2,3% del totale

medici e professionisti del settore della salute: +0,3 punti percentuali e quota dell’1,9%

 

Scomponendo l’analisi in due periodi distinti, si nota che in quello che va dal 1993 al 2000 si ha una particolare crescita della domanda di professionisti altamente qualificati mentre si ha un calo di quella relativa alle occupazioni di profilo medio e basso; con l’avvento del nuovo secolo, le cose cambiano ancora: a una continua ascesa delle ore lavorate nelle professioni manageriali, si assiste a un leggero aumento delle mansioni meno qualificate e a una caduta verticale di quelle di lavoro medio, complice anche l’avvento su larga scala di internet e dei computer, che hanno ridisegnato la geografia occupazionale in Italia e in tutti i Paesi sviluppati.

In realtà questo fenomeno era iniziato in anticipo negli Stati Uniti anche quando il web era ancora di là da venire: aumento dei lavori dirigenziali, crescita dei posti di lavoro più “umili” e calo delle assunzioni nel settore di mezzo.

E questa tendenza è suffragata anche dall’andamento delle retribuzioni, che tendono a scavare un solco tra le varie posizioni di lavoro a vantaggio di manager superspecializzati.