Elsa Fornero, ministro del Lavoro, è intervenuta in queste ore a Torino in occasione di un convegno sull’apprendistato per parlare della situazione lavorativa italiana. In particolare, proprio sull’apprendistato, ha spiegato che “deve essere la premessa per relazioni di lavoro più produttive e più stabili. Il pubblico – Stato e Regioni – ci devono mettere del loro, facendo una riduzione degli oneri contributivi. Questo è il vero cambiamento di mentalità che bisogna avere”.
Secondo Elsa Fornero, senza un cambio di mentalità, la riforma del lavoro resta su carta: nonostante stiano cambiando le regole e le istituzioni, è necessario variare i comportamenti affinché il ddl possa avere realmente effetto, dato che il cambiamento delle regole è utile ma solo se è accompagnato dalla consapevolezza che nel passato qualcosa non ha funzionato.
Nello specifico, sottolinea che “bisogna cambiare le regole ma è necessario soprattutto cambiare mentalità e comportamento, perchè senza questo anche questo disegno di legge, che mi auguro che il Parlamento approvi al più presto, resterà sulla carta”. Il ministro del Lavoro, ha poi riconosciuto “il lavoro ben fatto con il testo unico dal ministro Sacconi, che metteva l’apprendistato al centro”, ha sottolineato che spesso “la logica di utilizzo negli anni passati dell’apprendistato e che lo si utilizzava come ingresso flessibile a costo più basso. Noi dobbiamo invertire questa cosa: l’apprendistato come acquisizione di competenze spendibili sul mercato e poi la flessibilità a minor costo”.
Sempre in occasione del convegno torinese, il ministro Fornero ha lanciato una nuova provocazione, diretta agli studenti italiani: citando alcuni dati circa i giovani fra i 18 e i 24 anni, si è ancora parecchio indietro riguardo la situazione europea, con dati che evidenziano che v’è una percentuale “ancora troppo alta di popolazione giovane lasciata a se stessa. Un dato questo rischioso per i giovani ma anche per le società”. “Questo vuol dire – ha detto il titolare del dicastero – che i nostri giovani studiano ancora troppo poco. Inoltre, se andiamo a guardare la qualità della nostra istruzione e formazione con test consolidati, si evidenzia che i nostri ragazzi sanno troppo poco, non conoscono le lingue, neppure la loro, non conoscono i rudimenti di aritmetica e matematica e, in taluni casi, non sanno far di conto”.
Una situazione non proprio ottimale anche in merito ai laureati, come evidenziato dalla Fornero, che ha dipinto un quadro “desolante”: dovrebbero focalizzarsi sull’apprendistato, che a suo parere “va interpretato come la via tipica per i giovani per entrare nel mondo del lavoro”.