La Safilo è disponibile a verificare insieme ai sindacati la possibilità d’avvio di un nuovo piano industriale, nonché di raddoppiare gli investimenti rispetto a quelli effettuati nello scorso anno. Vuole poi riconsiderare il numero degli esuberi (mille quelli già annunciati) tra il proprio personale, che per un terzo potrebbe essere lasciato a casa.
Prosegue pertanto la nuova trattativa nell’azienda di produzione degli occhiali, che dovrebbe concludersi nella giornata di venerdì, così da permettere di valutare tutte le possibilità necessarie a trovare una soluzione, che probabilmente passerà anche per i contratti di solidarietà. Raccomanda Nicola Brancher della Cisl che durante questa fase sarà opportuno tenere “la testa sulle spalle”.
V’è dunque un passo avanti verso la soluzione dei mille esuberi: il piano anti-licenziamento c’è, come sottolineato da Brancher, il quale ha spiegato che “Safilo ha confermato che non procederà ad ulteriori delocalizzazioni e che ha allo studio il rientro, almeno in parte, di alcune lavorazioni in Cina”. Certo, misure significative queste, ma non è ancora sufficiente a bloccare del tutto gli esuberi.
Verranno solamente ridotti, ma la quantificazione non è stata ancora fatta. “All’azienda saranno chiesti segnali precisi – anticipano Cgil, Cisl e Uil – rispetto alla volontà di concretizzare un piano industriale di rilancio e soluzioni alternative ai licenziamenti”.
Permane però nell’aria un considerevole stato di agitazione, in attesa dell’incontro di venerdì. Chiare però le parole diramate dalle fonti Cisl, secondo le quali l’apertura “prevede il rientro in Italia di lavorazioni oggi fatte all’estero e il blocco di investimenti già programmati per l’estero”. Ma occorre cautela: “è previsto, però, il recupero di una parte importante di esuberi, anche grazie a interventi innovativi sull’organizzazione del lavoro. L’azienda si è anche dichiarata disponibile a non parlare più di licenziamenti con una timida apertura al contratto di solidarietà e al bilanciamento di orari sul part-time, soluzioni alternative alla mobilità“.