Il numero degli impiegati statali è diminuito di quasi 111 mila unità tra il 2001 e il 2009, tuttavia la spesa totale degli stipendi è aumentata di 39,4 miliardi di euro (+29,9%). Al netto dell’inflazione, la stessa è però più contenuta e corrisponde ad un aumento di circa 8,3 punti percentuali.
Sono i dati sulla situazione italiana appena commentati da Giuseppe Bortolussi, segretario generale della Cgia di Mestre, che spiega come “è evidente che questi aumenti non sono finiti in tasca agli infermieri, ai bidelli o alle maestre elementari. È molto probabile che ad avvantaggiarsene economicamente siano stati i livelli dirigenziali medio alti del nostro pubblico impiego”.
Tra il 2001 e il 2009, per la Cgia, il numero di dipendenti pubblici ha registrato una contrazione del 3%, e confrontando i dati appena pubblicati con quelli degli altri Paesi, in termini di personale rapportato alla popolazione l’Italia fa registrare circa 58,4 dipendenti pubblici ogni mille abitanti, collocandosi a una quota molto vicina a quella della Germania, dove vi sono 55,4 dipendenti ogni 1000 abitanti, ma lontana da quella della Francia, dove ci sono 80,8 dipendenti ogni mille abitanti.
Numeri dunque ancora troppo bassi per il territorio tricolore, con una situazione occupazionale statale in leggera flessione, segno di come su questo fronte vi sia ancora da migliorare per affrontare la crisi economica che sta travolgendo il Belpaese. Per i manager e per i dirigenti, invece, si segnala una crescita positiva dello stipendio, per un totale generale del +29% che fa ben sperare per il futuro delle alte cariche.
“Facendo un rapido esercizio matematico – conclude Bortolussi – se in Italia i costi per il pubblico impiego al netto dell’inflazione fossero cresciuti seguendo il trend tedesco (-6,2%), la spesa per tale voce nel 2009 sarebbe stata di 148,1 miliardi di euro, anziché 171, vale a dire 22,9 miliardi di euro in meno. Si tratta di una simulazione che presenta ovviamente dei limiti di comparazione tra le istituzioni pubbliche dei due Paesi, ma che rende bene l’idea di quanto si possa ancora migliorare in Italia in questo settore, nonostante i progressi effettuati finora non siano affatto trascurabili”.