Pop Milano farà quanto possibile per chiudere entro fine anno gli accordi con i sindacati relativi alla riduzione del personale attraverso l’utilizzo del Fondo di solidarietà. L’obiettivo è dunque quello di concludere tutto entro l’esercizio in corso, in modo tale da poter scaricare i costi della ristrutturazione sul bilancio 2012. Questi costi sono stimati a circa 200 milioni di euro.
È quanto ha dichiarato Pietro Montani, amministratore delegato della banca Pop Milano, durante la conferenza con gli azionisti tenuta nelle scorse ore per illustrare il piano strategico dell’azienda fino al 2015. L’obiettivo sarà dunque quello di affrettare i tempi, cosa che dipenderà sia da Pop Milano che dai sindacati con i quali l’azienda vuole trovare dei punti in comune.
Ha infatti sottolineato Pietro Montani che “faremo tutto il possibile pechè l’accordo si chiuda entro l’anno per scaricare sul bilancio di questo esercizio i costi per finanziare l’esodo“. È stata individuata una “ridondanza di personale che stimiamo nell’ordine di un migliaio di cui 700 risorse potrebbero avere i requisiti di adesione al Fondo di solidarietà”. Circa 100 tra queste persone avrebbero già maturato i requisiti per la pensione e potrebbero, di conseguenza, essere già pronti all’esodo.
Pop Milano vuole ridurre i costi del lavoro di 70 milioni di euro entro la fine dell’anno in corso e raggiungere quota 640 milioni di costi entro il 2015. Si parla dunque di un taglio del 10% rispetto a quanto visto nel 2011.
“Crediamo che la banca abbia la necessità di un intervento deciso in questa direzione. Pensiamo di avere individuato la strada, sarà poi il confronto con i sindacati che ci farà capire quanta di questa strada sarà perseguibile, ma pensiamo che l’entità dei costi sia imprescindibile”, ha concluso l’amministratore delegato dell’azienda.
A margine della notizia si riporta che, in relazione all’inchiesta sulla gestione dei crediti di Bpm – che ha portato all’arresto del presidente dell’istituto e di due collaboratori – Montani spiega che tutto ciò non mette a rischio la liquidità della banca. “Appena abbiamo saputo che all’interno dell’istituto di credio potevano esserci situazioni che avrebbero potuto compromettere la tutela dei rischi, la prima cosa che abbiamo fatto è stata un’indagine interna di approfondimento”.