Donne e lavoro: troppa differenza tra sessi

di Andrea Barbieri Carones

23 Novembre 2012 07:00

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In base ai dati internazionali, le donne italiane soffrono ancora di discriminazione nel mondo lavoro in termini di paghe e mansioni.

Anche se in Italia l’occupazione femminile è in leggero miglioramento, per le donne è sempre più difficile fare carriera, in un mercato del lavoro che le vede ancora discriminate rispetto ai propri colleghi uomini che mediamente possono usufruire di trattamenti migliori.

Non solo: alle lavoratrici in rosa spettano spesso lavori di profilo inferiore rispetto a quanto accade ai rappresentanti del cosiddetto sesso forte. Una fotografia di questa situazione è stata scattata dai contenuti del Global Gender gap report 2012, commentati in Italia durante il convegno “Donne al lavoro tre mosse vincenti. Pari opportunità, conciliazione dei tempi, nuovi modelli organizzativi”, col patrocinio del Ministro del Lavoro e delle politiche sociali con delega alle Pari opportunità.

Le cifre non lasciano spazio a dubbi visto che rispetto a un anno fa, l’Italia ha perso 6 posizioni nella classifica relativa alle disuguaglianze tra i sessi a livello generale, classificandosi all’ottantesimo posto. Peggio è andata nella graduatoria relativa all’economia e al lavoro, visto che la Penisola è scivolata alla posizione numero 101 su 135 Paesi presi in considerazione, facendo peggio anche di Ghana e Bangladesh, Kenya e Brasile, ma meglio del Giappone, dove forse le donne sono ancora considerate delle Geisha.

In altre parole, ci sono 100 Stati davanti dove le differenze uomo-donna sul posto di lavoro sono meno forti e dove le possibilità di fare carriera sono migliori. Questa situazione è stata commentata anche ieri sera dal ministro Elsa Fornero, che intervenendo alla trasmissione Porta a Porta ha detto che “In Italia sembra esserci un accanimento contro le donne, visto che qui essere di sesso femminile è motivo di differenziazione ed è un ostacolo oggettivo. In un paese civile quando si discute con un’altra persona il fatto che questa sia uomo o donna è secondario, mentre qui fa differenza nell’interlocuzione, nei luoghi di lavoro, nell’accesso e nella progressione di carriera“.

I dati Inps, del resto, confermano la situazione visto che nel 2011 la retribuzione media annua lorda nelle aziende private è stata di 21.678 euro per le donne contro i 30.246 euro degli uomini. Un 28,3% in meno che non si spiega solo col fatto che spesso le donne lavorano meno ore per conciliare casa e lavoro ma anche con una minor considerazione del gentil sesso.

Del resto la perdita di importanza delle donne in Italia non è cosa nuova: se oggi siamo all’ottantesimo posto e nel 2011 occupavamo la 74a posizione, nel 2008 eravamo al 67° e nel 2009 al 72°. Ai primi posti del Global Gender gap report 2012 ci sono Islanda, Finlandia, Norvegia e Svezia tradizonalmente culle dell’emancipazione femminile.