Manager giovani e anziani, un rapporto che in passato non è sempre stato instaurato nel miglior modo, anzi. Oggi però le cose sembrano essere cambiate e pare che ci sia una maggior collaborazione tra le due parti, fattore che chiaramente va ad aiutare l’impresa a raggiungere gli obiettivi preposti.
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I manager giovani sono infatti oggi più disponibili sul lavoro e nella maggior parte dei casi non esiste alcun conflitto tra le diverse generazioni. È quanto viene reso noto attraverso un’indagine condotta da Astraricerche su commissione di Manageritalia. Più di 800 i manager facenti parte del settore terziario intervistati per tale sondaggio.
Oggi due terzi dei manager più giovani dimostrano di aver rispetto per i colleghi più maturi, mentre la metà del campione ritiene che i giovani “rubino” il posto ai più anziani solo quando il minor costo prevale su tutto. Un terzo della dirigenza crede però ancora che tra giovani e anziani vi sia guerra aperta in azienda e che i secondi non avranno alcun interesse a formare i colleghi più giovani. Questo a causa della paura di essere scavalcati professionalmente.
«Non vi sono dubbi – spiega Guido Carella, presidente Manageritalia – che per i manager far entrare e crescere i più giovani in azienda sia, anche egoisticamente parlando, una necessità. I manager sono infatti tutor per antonomasia. Chiaro è invece che questo non attualmente è per nulla consolidato, rafforzato e strutturato da politiche aziendali. Così come certo è che c’è tanto da fare per affrontare al meglio questa situazione e volgerla da minaccia a opportunità. Ricordandoci, che i problemi, ancor più alla luce del recente innalzamento dell’età pensionabile, sono dei giovani, ma anche dei senior. E proprio questo rapporto intergenerazionale in azienda è l’obiettivo dell’indagine e il tema del convegno che faremo a febbraio. Non sarà facile, ma potremmo di certo contare sui manager, su quell’ampissima maggioranza di loro che già spontaneamente fa crescere i giovani. Un altro discorso va poi fatto per le tantissime aziende che in Italia non hanno manager e neppure l’ombra di un’organizzazione e gestione manageriale. Non tutto è perduto però, perché contaminandole con le esperienze vincenti delle aziende più strutturate e sperando che aumenti il loro tasso di presenza, competenza e gestione manageriale forse potremmo anche partire da qui per far ripartire l’economia».
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