Lavoro e crisi, tra flessibilità e voglia di riscatto

di Teresa Barone

22 Marzo 2013 10:00

logo PMI+ logo PMI+
Cresce negli italiani la voglia di reagire alla crisi e costruire un futuro lavorativo migliore, a base di flessibilità e aggiornamento professionale.

Il ritratto dei lavoratori italiani nel bel mezzo della crisi economica, consapevoli dei cambiamenti e dell’instabilità ma anche competitivi e desiderosi di migliorare le proprie competenze per il bene della carriera. Questo è quanto emerge da una ricerca promossa da Openjobmetis e affidata all’Ispo di Renato Mannheimer.

=> Leggi perché i manager italiani vedono nero per il 2013

L’indagine “Nuovi sogni e antiche speranze: ritratto dell’Italia che lavora in tempo di crisi“, infatti, mostra come l’85% degli italiani sia soddisfatto del proprio lavoro, sebbene un buon 65% abbia timore di perderlo soprattutto in seguito a un licenziamento.

Non manca, tuttavia, la voglia di rimettersi in gioco e impegnarsi per costruire un futuro migliore, tanto che l’81% degli intervistati ammette di aver tentato nuove strategie per potenziare la propria competitività e, di conseguenza, incrementare le chance di avanzare nella carriera (aggiornamento professionale, studio delle lingue straniere, ulteriori titoli di studio e maggiore visibilità in Rete).

Gli italiani sembrano, inoltre, mostrare una nuova apertura verso la flessibilità, non più temuta ma considerata come un’opportunità per lavorare nonostante l’instabilità attuale dal 61% dei lavoratori interpellati, come ha sottolineato Rosario Rasizza, Amministratore Delegato di Openjobmetis.

=> Leggi perché la formazione aiuta a superare la crisi

«L’elemento positivo è che comunque nelle risposte trapela sempre una volontà di fare, reagire, impegnarsi ancora di più che lascia ben sperare. C’è poi un dato che mi ha particolarmente colpito: il 61% degli intervistati è convinto che nel prossimo futuro aumenterà la flessibilità ma non la teme, sintomo di una maggiore consapevolezza sulle opportunità che una maggiore mobilità può portare. L’impegno di tutti, delle Agenzie per il Lavoro anzitutto, deve andare nella direzione di promuovere una flessibilità virtuosa, che corrisponda a nuova e continua occupazione.»