Donne manager, poche e pagate meno degli uomini

di Teresa Barone

24 Giugno 2013 08:00

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Donne manager, stipendi e accesso ai CdA: ecco la situazione attuale illustrata in uno studio Bankitalia.

Arrivano da Bankitalia gli ultimi dati che illustrano il percorso, ancora in salita, compiuto dalle donne in ambito lavorativo in materia di salari e posizioni apicali.

Se il gap retributivo tra i due sessi segna uno svantaggio del 13% per le donne, ammonta solo al 14,5% la percentuale di donne manager che hanno accesso ai CdA delle aziende nazionali con oltre 10 milioni di fatturato.

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Questo è quanto emerge dallo studio firmato da Magda Bianco, Francesca Lotti e Roberta Zizza del Servizio Studi di struttura economica e finanziaria della Banca d’Italia, dal quale si evince come le percentuali siano comunque lievitate in seguito all’entrata in vigore della legge 120/2011 sulle quote di genere, come la presenza rosa sia leggermente superiore alla media nelle PMI.

«La presenza è appena più consistente tra le imprese piccole: almeno una donna nel 48 per cento delle società con un fatturato tra 10 e 50 milioni contro il 40 per cento in quelle con oltre 200 milioni.»

Il rapporto fa luce sulle possibili cause che rendono ancora così ampio il divario salariale tra donne e uomini, chiamando in causa la carenza di strumenti di conciliazione vita-lavoro, la mancanza di flessibilità e la persistenza di alcuni fattori culturali che limitano, ancora oggi, le possibilità di carriera per il sesso debole.

Non si tratta, invece, di un “ritardo” dovuto a un differente percorso scolastico o accademico, basti pensare che sono in possesso di un’istruzione universitaria il 13% degli uomini contro il 16% delle donne.

Quali sono le possibili soluzioni per appianare queste differenze? Secondo le autrici dello studio una risorsa efficace è rappresentata dalla tecnologia:

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«Rispetto ad alcune di queste fonti di divario la tecnologia potrebbe modificare significativamente la situazione (pensiamo al telelavoro, all’agenda digitale per la pubblica amministrazione, ai progetti per le smart cities); per altre gli ostacoli restano ancora difficili da superare: la disponibilità di strutture per la cura; le componenti culturali e gli equilibri domestici che ne conseguono; i fenomeni di discriminazione implicita.»