Manager all’estero

di Chiara Basciano

20 Novembre 2013 12:00

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La fuga dei cervelli dei manager di alto livello: una situazione senza ritorno

Amano l’Italia, ne rimpiangono bellezze e cibo e una parte di loro vorrebbe tornare ma il lavoro chiama altrove e non permette ripensamenti. Ecco la situazione dei manager che hanno scelto di lasciare il nostro paese, per cercare nuove opportunità o, semplicemente, per lavorare in un clima più professionale e meritocratico.

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Il ritratto della situazione scaturisce dalla ricerca di AstraRicerche per Manageritalia e Klipatrick. La fuga è volontaria per il 93% dei lavoratori e ben il 97% si ritiene soddisfatto della vita lavorativa, ma in ogni caso sussiste una sorta di rimpianto per aver lasciato “la dolce vita” italiana, tanto che il 92% vorrebbe tornare per gli affetti lasciati e per la qualità della vita.

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Non è tanto la situazione economica a mettere in fuga i manager, ma la burocrazia, le difficoltà pratiche e la completa mancanza di meritocrazia. Vedersi sorpassati dal raccomandato di turni infatti è avvilente per i manager di qualità, che decidono così di prendere armi e bagagli e portare le loro competenze altrove, dove verranno davvero apprezzate.

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Dall’altro canto i manager italiani si contraddistinguono proprio per un valore molto alto, grazie ad un tipo di formazione manageriale di qualità, ma la preparazione e la creatività prendono poi la strada dell’estero, portando ricchezza altrove. Come dice Cristina Spagna, managing director di Kilpatrick Executive Search, secondo i manager intervistati, in un contesto di questo tipo «non ci sono infatti prospettive a livello economico e sociale per pensare di rientrare a casa». Un ritratto sconfortante quindi che dovrebbe far riflettere.