Esiste un legame molto stretto tra l’andamento del mercato e il livello di stress patito dai manager finanziari, portati a rifiutare qualsiasi rischio proprio a causa del cortisolo, l’ormone che si attiva quando ansia e tensione prendono il sopravvento.
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In presenza di una crisi finanziaria, infatti, il cortisolo aumenta rendendo i trader pessimisti e poco propensi al rischio, un atteggiamento decisamente controproducente proprio in momenti altamente delicati. Ad affermarlo è una ricerca condotta da un team di ricercatori della Cambridge Judge Business School in collaborazione con il Department of Medicine’s Institute of Metabolic Science.
Lo studio sottolinea, infatti, come gli operatori finanziari siano portati a evitare rischi davanti a situazioni di notevole “volatilità” dei mercati proprio a causa dello stress: stando ai dati diffusi dalla ricerca e relativi a un campione di trader londinesi, i livelli di cortisolo subiscono un notevole incremento (68% in due settimane) in seguito all’aumento dell’instabilità finanziaria dei mercati.
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Secondo John Coates, tra gli autori dell’indagine: «Ogni operatore sa che il suo corpo viene sballottato sulle “montagne russe” dai mercati”. Quello che invece si sapeva fino a questo momento è che questi cambiamenti fisiologici – i livelli di stress dei quali siano solo vagamente consapevoli – alterano la nostra capacità di assumere rischi.»