La situazione retributiva delle donne mostra da sempre un handicap rispetto a quella maschile, facendo parlare di gender pay gap in tutti i paesi del mondo.
La valutazione della differenza fatta dalla Commisione Europea mostra a sorpresa dati un po’ più positivi per quanto riguarda l’Italia, avendo un divario salariale tra uomo e donna del 6,7%, contro il 19,1% della Gran Bretagna, il 22,4% della Germania e il 14,8% della Francia. Ma se si va ad analizzare la situazione italiana non c’è molto da vantarsi.
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La percentuale del gap, infatti, tende a salire, essendo passato dal 4,9% del 2008, il 5,5% del 2009 e il 6,7% di quest’anno. Inoltre ciò che più preoccupa è la disoccupazione femminile, secondo Roberta Zizza, economista della Banca d’Italia, i dati «Sono basati su medie che non tengono conto del basso tasso di occupazione femminile fermo da noi al 46%. Il campione delle donne che lavorano, per le quali quindi si osservano i salari, è selezionato positivamente: comprende in misura relativamente maggiore donne laureate ed esclude quelle che, sulla base delle loro caratteristiche, avrebbero prospettive di remunerazione più basse».
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Nel dettaglio la differenza di stipendio è maggiore negli inquadramenti medi e bassi, raggiungendo tra gli impiegati il 15%, mentre tra dirigenti e quadri si attestano rispettivamente al 9,3 e 5,9%. La differenza deriva anche dal fatto che le donne tendono ad accettare lavori più flessibili, sempre meno retribuiti, al contrario degli uomini, ma la tendenza generale non porterà certo a rendere più stabile il lavoro delle donne, piuttosto saranno gli uomini ad accettare situazioni più precarie, visto il momento storico.