Durante un percorso tutti possono commettere errori, spesso si fa in tempo a ripercorrere la strada giusta prima che qualcuno noti gli sbagli ma altrettante volte no.
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Un datore di lavoro deve fare attenzione al comportamento dei propri dipendenti e spesso gli errori, sopratutto continui, sono un problema di cui preouccuparsi. Inizialmente il lavoratore si troverà a commettare uno sbaglio, una mancanza o un qualsiasi comportamento che rallenti il lavoro, nulla di preouccupante se tutto ciò è un caso isolato, il problema nasce quando si vanno a intraprende spesso abitudini sbagliati. Permessi continui, ritardi o incarichi non conclusi o conclusi male solo alcuni esempi di una lunga lista. Lista che per un’azienda significa mancanza di produttività e di professionalità, un problema rischioso per il lavoratore in questione e anche per l’azienda.
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In questi casi prima di decisioni definitive si passa tramite una lettera di richiamo, si parla nello specifico di un comune provvedimento disciplinare in forma scritta che il datore di lavoro può decidere di utilizzare per riprendere il comportamento sbagliato di un suo dipendente ed invitarlo a correggersi. Per un lavoratore può significare una grande sconfitta e un fallimento, ma per il datore di lavoro è solo un modo di richiamo per ottenere nuovamente la professionalità del dipendente. L’importanza si basa sulla concretezza dei fatti dopo il ricevimento del richiamo, il dipendente da subito deve ricominciare a comportarsi correttamente. Nel richiamo vengono specificate tutte le problematiche ed il dipendente deve porre l’attenzione su esse risolvendole il prima possibile. Inoltre si può decidere di rispondere via voce o via email, nulla di tutto ciò è obbligatorio ma bisogna precisare che il silenzio è consenso di ciò che la lettera va a dichiare, anche eventuali sanzioni scritte del richiamo da parte del datore di lavoro.