Il rapporto di lavoro comprende tutto ciò che riguarda la fedeltà verso il datore di lavoro e il lavoro, per questo il dipendente infedele è colui che, in qualsiasi modo, tradisce la fiducia del proprio datore di lavoro mettendo in atto comportamenti dannosi per l’azienda per la quale lavora e con la quale ha stipulato un contratto esclusivo.
Quando l’assunzione diventa concorrenza sleale
Sono moltissimi gli atti di infedeltà che possono danneggiare il rapporto di lavoro, rischiando conseguenze gravi tra cui il licenziamento, precisando che non tutti i comportamenti comprendono tale fine. Nel caso in cui si parla di atteggiamente attuati al di fuori dell’ufficio, come la concorrenza sleale, l’aziende può far partire delle indagini tramite investigatore. I controlli investigativi sono legittimi come stabilato dalla Corte di Cassazione che spiega la legittimità dei controlli investigativi su un dipendente sospettato di essere infedele. Un datore di lavoro può infatti spiare il dipendente se ne sospetta l’infedeltà, dall’altra parte tuttavia per tutelare i lavoratori ci sono dei casi illegali, ad esempio quando sono rivolte a conoscere posizioni politiche, religiose o sindacali dei propri lavoratori.
Manager contro la corruzione
Le indagini sono lecite se i controlli investigativi devono essere rivolti esclusivamente per appurare se il dipendente sta mettendo in atto comportamenti illeciti che costituiscono un reato e se i controlli investigativi non riguardano in nessun modo il controllo di qualità e quantità del lavoro. Il datore di lavoro si affida all’investigatore per ottenere le prove dell’infedeltà del lavoratore. Tali prove possono essere utilizzate per motivare il licenziamento per giusta causa, il tutto deve rispettare un presupposto di liceità e ammissibilità nel giudizio civile e penale. Le prove sono utilizzabili quando dimostrano come il dipendente abbia messo in atto comportamenti di palese infedeltà nei confronti dell’azienda, lesivi del patrimonio aziendale ma anche soltanto del rapporto di fiducia tra datore di lavoro e dipendente. Comportamenti che sono considerati reati e quindi utilizzate come motivazione sufficiente a un licenziamento per giusta causa. Infine bisogna precisare che non sono utilizzabili le prove che non evidenziano una condotta palesemente illecita da parte del lavoratore, ma soltanto un comportamento scorretto.
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