Una bugia è l’amica che viene sempre in aiuto quando non si ha voglia di lavorare, troppe e dette male rischiano però di rovinare la propria carriera.
Contro il tempo che fugge
Si sa che il lavoro è spesso molto stressante e si cerca quindi di ritagliarsi dei momenti di pausa ritardi, richieste di uscite anticipate, giorni di malattia e via dicendo. Nelle statistiche si parla di ritardi sul lavoro del 16% per i lavoratori che arrivano in ritardo al lavoro almeno una volta alla settimana, del 27% per colore che arrivano tardi una volta al mese. Ovviamente tra tutti questi casi è possibile e molto frequente che i ritardi accadono realmente, come per colpa degli imprevisti che si verificano nel tragitto casa lavoro. Ma bisogna però ammettere che altrettanti sono anche dei falsi ritardi e vengono quindi giustificati da delle bugie. Continuando ad analizzare specificatamente il ritardo mattutino le problematiche più frequenti sono,
- il traffico;
- condizioni meteorologiche sfavorevoli;
- problemi con il trasporto pubblico;
- malattie o inconvenienti a scuola con i figli.
Euro spesi nel traffico
I classici problemi reali sono spesso utilizzati come scuse false per i dipendenti meno fantasiosi, questo significa che alcuni dipendenti preferiscono mentire in maniera più complessa e apparentemente più credibile. Errore! Le bugie sul lavoro se dette devono essere le più semplice e reali possibile, creare scene inventate o eventi troppo strani farà capire al capo nell’immediato la bugia, peggiorando così la situazione. Molte aziende hanno dichiarato che anche per due o tre ritardi, potrebbero arrivare a licenziare. Naturalmente ad aggravare la situazione ci sono proprio le scuse inventate, questo perché il rapporto di lavoro si basa sulla fiducia che comprende diversi elementi, tra questo anche la puntualità e la sincerità, se queste due cose vengono a mancare, potrebbe rivelarsi un errore irrecuperabile per il dipendente. Ricordando infine che le scuse che vengono utilizzate dai dipendenti, possono essere anche vere e fondate, ma la regola numero uno è il tempismo, sia per rispetto al proprio lavoro che alla credibilità dell’accaduto.
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