Il smart working permette di lavorare in casa per qualche giorno al mese, invece di andare in ufficio, ma molte aziende hanno ancora delle perplessità e dei dubbi su questa modalità di lavoro.
Smart working tra vantaggi e limiti
Principalmente ci sono dei falsi miti sullo smart working che portano le aziende ad avere dei dubbi, falsi miti che riguardano soprattutto la produttività del lavoratore. Prima di capire cosa pensano le aziende è importante analizzare la reale difficoltà dello smart working, questo perché è necessaria maturità e disciplina personale per non perdere realmente il tempo. Ritrovarsi a lavorare “liberamente” sfruttando la flessibilità di luogo e tempo di lavoro autonomamente richiede ottima organizzazione e soprattutto concentrazione, questo perché il rischio di distrazione è ovviamente maggiore. Problemi che in parte sono presenti anche in ufficio e non sempre la presenza del capo cambia la situazione. I datori di lavoro pensano infatti che la loro presenza aumenta la produttività e la concentrazione del lavoratore, questo significa che l’eventuale assenza porta il lavoratore ad approfittarsene e rende lo smart working inutile. Questo è il primo falso mito da sfatare in quanto quasi sempre lo smart working produce l’effetto contrario, nonché il lavoratore anche se libero aumenta la produttività e il senso di responsabilità. Proseguendo con l’idea che lo smart working può essere apportato solo per alcuni lavori, anche in questo caso evitare categoricamente tale possibilità è errato, si deve di certo modificare il metodo e capire come sfruttarlo al meglio. La paura e i falsi miti riguardano comunque tutto ciò che riguarda la produttività e la perdita di tempo ed anche soldi, il rischio però è quello di non sfruttare una metodologia che rende migliori i lavoratori aumentando la produttività e la motivazione.
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