Da lavoratore dipendente a imprenditore: questo il sogno del 64% degli italiani che possono contare su un impiego in azienda ma che aspirano a diventare autonomi e operare in proprio.
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Lo rivela l’Entrepreneurship Outlook 2017 del Randstad Workmonitor, ricerca pubblicata a cadenza trimestrale e condotta su oltre trenta Paesi del mondo. L’indagine sottolinea, tuttavia, come questa percentuale di lavoratori dipendenti si senta frenata dallo spettro del fallimento, una cifra superiore alla media globale.
«Gli italiani hanno da sempre una vocazione imprenditoriale, ma la percezione comune è che il rischio di impresa oggi sia un’avventura solitaria in un quadro ambientale avverso – afferma Marco Ceresa, Amministratore Delegato di Randstad Italia -. Dai risultati della ricerca, infatti, emerge come i lavoratori dipendenti non si sentano incoraggiati a mettersi in proprio, percependo incertezza, mancanza di sostegno, difficoltà a misurarsi con la globalizzazione se le dimensioni di impresa sono limitate. È necessario invertire rapidamente questa percezione, perché solo la nascita di startup e nuove imprese possono quel dinamismo all’economia e al mercato del lavoro necessarie per sostenere la ripresa. All’Italia le idee imprenditoriali e la capacità di innovazione non mancano. Servono incentivi fiscali per l’apertura di startup, semplificazione burocratica, più in generale una cultura ‘amica’ dell’impresa che infonda coraggio ai potenziali imprenditori.»
A spingere verso una carriera imprenditoriale, inoltre, è soprattutto la possibilità di poter contare su migliori opportunità rispetto a quelle offerte dall’impiego attuale.
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