Per i lavoratori europei la Gig economy rappresenta una scelta possibile e molto ambita, soprattutto dalle risorse più giovani.
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A voler lavorare su richiesta, mettendo a disposizione competenze ed esperienza on demand e senza essere vincolati a un contratto a tempo indeterminato, è il 68% dei lavoratori coinvolti nella recente indagine promossa dal gruppo Adp, percentuale che scende fino al 65% se si prendono in esame solo gli intervistati italiani.
Il lavoro autonomo è apprezzato soprattutto perché garantisce maggiori standard di soddisfazione, perché consente di impostare ritmi di lavoro personalizzati e permette di conquistare un migliore equilibrio tra professione e vita privata.
Secondo l’indagine, inoltre, il lavoro su richiesta è il sogno di più dell’85% dei giovani under 25, mentre la percentuale si ridimensiona fino al 35,4% per la fascia di età compresa tra i 25 e i 34 anni e fino al 16,8% dai 45 ai 54 anni.
«La gig economy porta con sé molti benefici sia per i datori di lavoro che per i dipendenti – afferma Nicola Uva, Strategy e marketing director Adp Italia -. Per esempio i datori di lavoro hanno la possibilità di disporre di talenti più variegati e facilmente accessibili, ma dall’altro lato potrebbero perdere dipendenti con competenze preziose. D’altro canto per i lavoratori, il lavoro “on demand” offre la possibilità di un maggiore equilibrio lavoro-vita privata, ma rappresenta anche una possibilità in più di impiego quando purtroppo questo manca. Chi lo sta prendendo in considerazione deve però considerare il fatto che ci sono molti meno vantaggi associati a questo tipo di lavoro rispetto spesso a quelli che può dare il posto “fisso”. In primis sicurezza, tfr, tutele giuridiche in generale. Ma certo è che il futuro del lavoro sta andando verso la flessibilità: di orari, di luoghi, di rapporti».
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