Il licenziamento può essere imposto per varie motivazioni e in varie tipologie, tra queste il licenziamento collettivo.
Il licenziamento collettivo avviene in quei casi in cui una impresa è costretta per vari motivi a ridurre il personale (crisi, ristrutturazione aziendale e chiusura dell’attività), infatti è un tipo di licenziamento che avviene quando è necessaria un importante riduzione del personale. Il licenziamento collettivo, come ogni licenziamento, può essere attuato seguendo la legge, soprattutto per quanto riguarda i criteri per scegliere i dipendenti interessati. Infatti per quanto riguarda i criteri per la scelta dei lavoratori licenziati, l’azienda deve considerare i carichi di famiglia, l’anzianità del lavoratore e le esigenze tecniche, produttive e organizzative dell’impresa, tutto ciò deve avvenire all’interno degli accordi tra imprese e sindacati. Non dimenticando che tutte le parti devono comunque rispettare i principi di non discriminazione. Se i licenziamento collettivo viola la legge si applicano le sanzioni previste per il licenziamento illegittimo.
Il manager che risolve la crisi
Dopo aver chiarito questo aspetto, l’azienda per attuare un licenziamento collettivo deve in primis informare le rappresentanze sindacali presenti in azienda ed i sindacati maggiormente rappresentativi, poi è fondamentale specificare i motivi per quale è necessario il licenziamento collettivo. L’azienda deve proseguire tale licenziamento inviando una copia della comunicazione all’ufficio provinciale del lavoro e della massima occupazione. I sindacati possono richiedere un esame congiunto entro sette giorni dal ricevimento della comunicazione, si apre così a questo punto una fase nelle quali le parti esaminano la situazione concreta dell’impresa per trovare un accordo. Tale procedura ha una durata massima di 45 giorni dopo di che l’impresa deve comunicare per iscritto all’ufficio provinciale del lavoro e della massima occupazione l’esito della consultazione, specificando i motivi del mancato accordo. Nel caso in cui non avviene l’accordo l’ufficio provinciale del lavoro e della massima occupazione ha il potere di convocare le parti per tentare di trovare un’intesa. Questa seconda fase ha una durata massima di 30 giorni, se anche in questo caso non si trova un accordo l’impresa può procedere al licenziamento.
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